IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
una lunga e sinuosa striscia di fiume. È un'afa, che non si può respirare. Me ne sto qui da un pezzo a guardare le montagne ed il cielo. Le curve ripide
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vecchia e stanca per attendere agli affari. Vero è che la mia buona Menica mi fa arrabbiare tutte le sante sere. Non vuole andare a letto prima di me, per
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parecchi me- si; gli azionisti della sua scuola gratuita gettavano appena, in un anno, un centinaio di svanziche, e dagli allievi, anche se gli aves- sero
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comune, non quello del setticlavio. "Capperi!" esclamò il Chisiola. "Una bella fortuna, sai, e la me- riti. Come hai risposto?". "Me lo domanda, maestro
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braccia aperte e con le gambe unite. Il mare mi dondolava placidamente, cantandomi la ninna nanna. Sull'orizzonte non vedevo dinanzi a me altro che le
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, l'organista s'ammala, e vieni da me a pregarmi di sostituirlo". "No, maestro. Ella non esce di casa la sera, e poi con questo cal- do, in una sala affollata
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nell'entrata della casa. "Lasci fare a me, maestro" esclamò la ragazza, e salì alla stanza del vecchio. Il vecchio non voleva; resisteva alle moine, alle pre
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creduto, maestro, che la scomparsa del tenore le avesse fatto maggiore impressione". "A me? Con i matti non ci son patti, insegna il proverbio. La
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quell'usuraio sordido lo facesse, che cosa ne importerebbe a me?". "Non te ne importerebbe, cuore di vero soprano! È dunque sban- dito dal tuo animo
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maniere di essere bella; e noi invecchiamo e siamo mortali (anzi' io me ne sto già mezzo in sepoltura), mentre la mu- sica è eterna". Lo Zen abbassò la
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figliuoli; e mi dolgo che siate troppo lontani, perch'io vi possa vedere mai più. Sono alzato e ti scrivo dal tavolino; ma sento dentro di me come un
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di me medesimo. Non posso dormire, come accade ai vecchioni, più di due o tre ore la notte, e ho gli oc- chi sani, e non cavo troppo gusto a leggere
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cavare né un quadro decente, né un onesto periodo di novella, ci era parso me- morabile. Certo, conviene dubitare assai sulla bontà artistica di ciò che
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guardare le correvano per la mente cento pensieri, che si riassu- mevano in questo rammarico: "Dio sa quante ne ha amate prima di me!"; poi si confortava