IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
occhiali a grossi cerchi d'oro, accolse il so- prano assai male, senza neppure invitarlo a sedere. Quando ebbe udito di che cosa si trattava, disse
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intoppi, la faccia dello Zen raggiava di con- solazione. Il Chisiola, indulgente, bisbigliava: "Non c'è male. Proprio benino. Bravi figliuoli". Ma
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, minaccioso, mi sembra ch'egli apra le labbra ed alzi la mano per rimproverarmi qualcosa. Che cosa? Non ho mai fatto male apposta a nessuno. Ho amato i
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mentre c'erano gli scolari. Si rammentava che, sentendo discorrere di lui e dirne un gran male, aveva osservato come non si potesse poi pretendere
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, petti di pollo, latte di gallina, vino vecchio e il suo sorriso tutta bontà; ma io non ave- vo fame e digerivo male. Pensa che malinconia m'era
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. È un capriccio". "Sia pure, ma è un capriccio innocente. Contentami". "E poi se il maestro si sentisse male, se chiamasse". "Insomma non mi vuoi
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vestic- ciuole misere degli oratori romani, e che le portassero male. Figu- ratevi noi la bella figura che facciamo, usciti dall'acqua, in quei pallii
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"Non torna! Non si rammenta più del suo povero nonno!". Poi s'affaticava a ragionare: "Le mie sono fisime da rimbambito. Che male c'è, in fondo, nel
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, fece uscire dalla pietra qualche scintilla; accese l'esca e un lumino, il quale rischiarava assai male la miserabile stanza. Un po' di strame in un
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canti del Purgatorio lesse e non capì nulla; corse da un vecchio prete dell'isola, che gli spiegò bene o male il grosso delle cose; vogò subito a