IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
comperato nulla. Le cose più belle in questo polveroso palaz- zo, dove le finestre mostrano ancora i loro vetri tondi, ondulati dal centro alla periferia
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davvero! Ditemi ancora: se ne andò solo, o in com- pagnia di un tale, che parlava forestiero?". "Non faccio mica la spia io. Vada ad informarsi dove vuole
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vicino a tre spanne, mi sembrava di- stante come un faro nel mare. Si traversò una parte del Gran Ca- nale, poi s'entrò in certi rivi stretti, dove a
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camminando un pezzo sulla stupenda strada, che lascia ben basso il Caffaro, e dai parapetti della quale si vedono i precipizi vertiginosi, dove nella cupezza
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vedesse!". "Chi vuoi che mi veda a quest'ora, imbacuccata nello scialle?". "La casa dove sto non ha riva: bisogna percorrere un buon tratto di Frezzeria
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lo Zen, che aveva vagato per le vie senza saper dove andasse, giunse, guidato dall'abitudine, al Caffè della Gloria A un tavolino quattro sensali
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' di ferro per l'anima. Uscendo dall'acqua si diventa Greci. Dopo essere saliti le lunghe scale di legno, dove sui gradini viscidi s'arrischia di
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incontro anch'io al nuovo Cu- rato, che faceva il suo ingresso trionfale. Appena mi ha visto è sceso dalla carrozzetta, dove stava con il Sindaco. Ha
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assolutamente vedere nessuno. Non sapendo dove dar del capo s'avviò a gran passi verso la bottega dell'anti- quario usuraio e soprano. Le faccende dello Zen
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toccasse di fare un viaggio. Si trovò dunque una buona stanza nel centro, in Frezzeria, dove con i suoi gorgheggi metteva sossopra il vicinato. Da