IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
capo come un'aureola; gli occhi azzurri limpidi, d'una soavità da fanciulla; i denti bianchissimi e perfetti. Veste pulito, quasi accurato. Parla con
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assolutamente vedere nessuno. Non sapendo dove dar del capo s'avviò a gran passi verso la bottega dell'anti- quario usuraio e soprano. Le faccende dello Zen
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guizzavano, le case che rovinavano, i pompieri che distruggevano ogni cosa con i loro enormi picconi. Acqua ci voleva, acqua. Si gettò a capo fitto in un
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visita?". L'altro, confuso e con la propria idea fissa nel capo, balbettò: "Ero venuto, passando, a informarmi della salute della signorina Nene". "Non è
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giorni; e la mia cara vecchietta tutta linda, con la sua cuffia bianca inamidata, quando si sveglia e, alzando il capo, fissa a un tratto gli occhi ne
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nell'infinito. Cacciavo sotto il capo con gli occhi aperti per vedere il verde diafano, di una gradazione così delicata, così gen- tile, che avrei
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biondo e sentimentale. Lo Zen non poteva rimanere fermo: a ogni momento s'alzava, facendo dondolare la barca, picchiava il capo in un palloncino, sfondava
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albe- ri sono lustri. Giù nelle strade fangose le capre passano, accompa- gnate da fanciulli, che portano sul capo immerse frasche fronzute di castagno
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le gravi catene, contemplando la pietra, sulla quale il carnefice nel buio tagliava il capo dei condannati, e calpestando la soglia della porticina, da
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. I capelli rossi abbondanti, ti- rati alti sul capo e ornati di fiori candidi; il roseo fine del volto, in cui spiccavano le labbra coralline e gli