IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
processione famosa delle Reli- quie. Un veneziano puro e pretto. Naso lungo aquilino, mento grosso un poco sporgente, labbra sottili. Cantava il basso
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maestro bologne- se, dopo avere udito il primo basso, quel seccante maniaco di set- ticlavio, non l'avesse voluto a nessun patto, anzi avesse fatto veni- re
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- frettava e se alcune parti dovevano entrare. Gli stava accanto, a si- nistra, lo Zen, primo basso, che faceva rimbombare anche nei pie- ni le sue
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baciava le mani. A un tratto il basso profondo, picchiandosi la fronte, si rivolse al vecchio: "Maestro, mi scordavo un incarico ricevuto or ora dal tenore
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lontano, il salmeggiare basso dei sacerdoti della processione e l'armonia vaga, lunga, angelica della risposta delle donne. La vecchiaia è orrenda. Non
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parte del basso, tutta a note di accordi e pedali, riesciva adattissi- ma allo stesso Zen con le sue canne da organo ambulante. Quanto al soprano, per
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stupiva nel vedere la gente affan- narsi per guadagnare e per ammassare. Il suo stipendio di primo basso nella cappella di San Marco era sequestrato da
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s'erano squarciate e, sul largo campo azzurro, da quell'angolo basso saliva saliva una nuvola bianca, illuminata dal sole. Prima sembrò una corona
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caccia in figure alte un'oncia: cavalcatori, dame, falco- nieri, con cani, caprioli, lepri, cignali e ogni sorta di selvaggina. Al basso della cassa
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nel basso si crede di essere caduti al fondo di un fosso, tanto i ma- rosi, che chiudono la vista, somigliano a sponde erbose e ripide. In mare il tempo
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propri occhi i quadri già fatti e vederli ammirabilissimi non occorre altro che avere un briciolo di fantasia. Mettetevi al basso di un ponte, alla riva di