IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
Nene!". L'uno stava alla coda del pianoforte, in piedi, con la testa bassa; l'altro seduto alla tastiera. Al di là dell'uscio chiuso si sentiva una
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di sé per il dispetto di tante censure e per il timore di vedersi togliere la sua amata scuola, ma più che altro per causa delle imputazioni contro il
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della figlia d'una sorella del maestro Chisiola, il quale, non avendo nessun altro parente sulla terra, concentrava nella dol- ce nipote, rimasta orfana
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braccia aperte e con le gambe unite. Il mare mi dondolava placidamente, cantandomi la ninna nanna. Sull'orizzonte non vedevo dinanzi a me altro che le
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non possa essere altro che Venezia; colorito: emulare con la tavolozza quelle fanfare di tinte, quelle smorzature di toni, che nascono dal salso
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diventato un altro uomo; non che fossero scomparsi tutti i suoi difetti, bensì codesti difetti le si affacciavano come conseguenze od eccessi di qualità belle
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pie- nissima regola, pagandomi sino all'ultimo soldo, anzi dandomi un mese di soprappiù". "E quando è partito?". "Ier l'altro verso le quattro". "Subito
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scudiscio pieno di terri- bili punte, l'altro a ruote dentate. Mi raccontava Giovanni (sai? devo avertene parlato, il servitore che in gioventù
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spontaneamente dagli avventori. Improvvisava talvolta per l'uno o per l'altro un sonetto od un epigramma, accon- ciava una lettera, rivedeva un
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e rotte del monte di San Gottardo alla destra e dell'altro, che gli sorge di contro, pa- re si tocchino a' piedi, tanto è stretta la spaccatura del
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che, da un giorno all'altro, un gondoliere diventasse un signore per bene; si ricordava pure i suoi occhi neri insolenti, che, incontrandolo, le
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, non andava nel brolo a respirare una boccata d'aria, non faceva altro che starmi intorno sollecita, sempre attenta ad un'allegria fi- duciosa e serena
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, nella quale non aveva dianzi conosciuto altro che mansuetudine, e dal nuovo lampo iracondo di quegli occhi, in cui s'era assuefatto a leggere