IL MAESTRO DI SETTICLAVIO
voluto sprofondarmici dentro, sicuro di trovare al fondo del colore smeraldino una sirena bionda. Bevevo l'acqua salata. Tornavo fuori con la testa
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guizzavano, le case che rovinavano, i pompieri che distruggevano ogni cosa con i loro enormi picconi. Acqua ci voleva, acqua. Si gettò a capo fitto in un
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con qualche foglia di vite, e dal quale si vede il largo specchio dell'acqua verdognola, che riflette le tristi case della Giudecca, era lo scorso
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- vano, oscillando, nei brevi spazi d'acqua lasciati liberi ora qua ora là. Poi ancora scoppiavano e crepitavano i razzi, ricominciava la pioggia di
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dall'alba al tra- monto mi piantavo immobile nell'acqua e nella nebbia ad aspettare una folaga, la quale molto spesso non voleva mostrarsi. Mi scor- davo
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, come fa un sasso quando si butta nell'acqua, dove i pavimenti paiono un mare in burrasca, sono le cose più vecchie. Sai che ho quattro di quelle casse
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, come ad uno de' miei più vecchi discepoli". Lo Zen s'era posto a sedere, accasciato, presso ad un tavolino, su cui stava una caraffa d'acqua, e ne
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ogni passo il suo bastoncino, su cui poggiava il peso del corpo cadente. Mentre uscivo, ell'era accanto alla pila dell'acqua santa. Le diedi qualche