IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO
- È Xeres o Alicante questo? - Per la mia morte non me ne intendo piú, compare. - Avete bevuto troppo? - Un guascone! ... Che cosa dite, signor
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città! - Può darsi. - Siete poco loquace, signore. - La gente di mare parla poco. - Ed anche un po' diffidente verso di me. - Io! - Mi pareva. - Niente
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loro prigione. - Che pessimi cavalieri! - mormorò il conte. - Che spetti a me accoppare tutti questi volatili? La cosa sarebbe noiosa, se la vittoria
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Rosso echeggiò come uno squillo di tromba: - A me i bucanieri! Sul ponte gli uomini delle batterie! Si era precipitato verso il castello di prua
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cumuli di carte. Il marchese di Montelimar indicò al conte una sedia, poi, sedendoglisi di fronte, gli chiese: - Ora mi direte che cosa volete da me. Mi
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gravissime rivelazioni? - Su che cosa? - Sui progetti dei filibustieri, per esempio. - Voi avete una fantasia meravigliosa. - Me lo diceva anche mio padre
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necessario salvarvi un'altra volta, perciò ho lasciato San Domingo. Gli ospiti che hanno diviso con me la mia tavola, siano pure dei nemici della mia patria
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rendere ragione di quanto farai d'ora innanzi con me, - dicevano quei fieri uomini. Poi, battendo sulla canna del loro infallibile archibugio, aggiungevano
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gambe, - disse il conte. - Se ci prendono, pagheremo a prezzo della vita questa impresa. - E dove scappare?- chiese il guascone. - Lasciate fare a me
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, camerata. - Meglio falchi che gente da appiccare, mio caro Mendoza - rispose il conte. - Non dico di no, signore. Ai baschi come me non è mai piaciuta
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mio cuore - rispose il corsaro. - Sarà per me come un prezioso talismano. La marchesa aveva alzato il capo, e il conte s'avvide subito che gli occhi
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. - Buttati giú e, se hai sonno, dormi. Faccio io il quarto. - Tu vuoi burlarti di me, cannoniere. Un vecchio marinaio della Folgore, che ha servito il
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cascata? - disse don Barrejo. - A me sembrano cavalli - rispose Mendoza. - Che il marchese ci dia la caccia? - domandò il conte. - Cosí presto? - disse
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di riposarci? In tre giorni non abbiamo dormito sei ore. - Parrebbe anche a me, signore - rispose l'avventuriero, il quale sbadigliava come un orso
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marchese? - A me non importano le ricchezze di Granata, - rispose il figlio del Corsaro Rosso. - È quell'uomo che io voglio e sarà la mia parte di saccheggio
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, fingendosi indignato. - Dare del ladro a me? Non sapete che io sono il nobilissimo don Aramejo dei Mendoza y Alicante, y Bermejo de los Angelos e
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capitano degli alabardieri, non senza aver prima fatto alla bella vedova un leggero cenno, come per dirle: - Non vi preoccupate per me
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semplicemente Panchita, signore, - rispose la vedova. - Mai, señora: io sono un gentiluomo e per me la donna, qualunque sia, è sempre una dama. - Don Barrejo
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fragore? - chiese il guascone, dopo d'aver ascoltato qualche istante. - A me pare il galoppo di parecchi cavalli, - rispose Mendoza. - Che cosa ne
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perfettamente tranquillo per lui. Ah, me lo ero immaginato! Che brutta faccenda se avessimo lasciato questo asilo ... Le vedete, signor conte? - Chi? - Le
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bucanieri. A un soldato si crede sempre. - E tu affermavi poco fa che stai per diventare un cretino? disse il conte ridendo. - A me pare invece che tu
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! - esclamarono ad una voce i due filibustieri. - Dal marchese di Montelimar che voi avete lasciato scappare. - Me lo immaginavo! - gridò Raveneau de Lussan
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dei dintorni. - Cominciavo a temere che ti avessero preso od appiccato. - Niente affatto, signor conte, - rispose il lupo di mare. Quando vi è con me
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trovarle qui - disse Buttafuoco. - Che la costa sia proprio finita? Sarebbe la nostra rovina. - Che pieghi invece? - Me ne accerterò all'istante
Accademia della crusca
