IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO
avvertirlo che ho una comunicazione importantissima da fargli, da parte dell'illustrissimo signor Presidente dell'Udienza Reale. Dieci piastre per voi se
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. - Buttafuoco - rispose il bucaniere sorridendo. - Un nome di battaglia, non è vero? - Il mio l'ho dimenticato - disse il cacciatore, corrugando la
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. - Preferireste trovare invece la buona marchesa? - disse il guascone. - Ah, quella sí e ben volentieri, - rispose il conte. Non l'ho mai dimenticata. - La
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. - Eppure siete ancora mezzo spagnuolo. - Ho solamente la corazza spagnuola, signor conte - rispose il guascone - e quando sarò a bordo della fregata del
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Moro. - Gli è che la nostra casa è un po' lontana, - disse il guascone. - Ho la zampa lunga io. - Si trova fuori dalla città, verso le coste del Pacifico
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coricarci dove possiamo - disse il conte. - Quante notti ho dormito sulla tolda della mia fregata avvolto in un mantello! - E quante volte io ho dormito
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. - Questi si chiamano combattimenti! ... e con tanta fatica, sí e no ho guadagnato il doblone che quel basco fortunato ancora mi deve. Se io fossi stato al
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sia piaciuto quel che ho detto: si sappia che noi, figli dell'oceano, sappiamo guidare le navi, ma regalare anche una buona stoccata. - Vi siete
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ci è mai spiaciuto menar le mani. Quanti colpi di spada ho dato, quando navigavo agli ordini di vostro padre! - Taci Mendoza - gridò il conte con voce
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una condizione però. - Quale. - Oggi da alcuni miei amici io ho avuto l'assicurazione che la nipote del Gran Cacico del Darien è sempre in Panama
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sulla Schelda, - disse. - Condottiero delle genti italiche era un fiammingo: il duca Wan Guld. - Io ho udito parlare di questo, - disse il marchese
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vedere il figlio del famoso Corsaro Rosso. Ho udito parlare anch'io moltissimo dei tre fratelli filibustieri. - Bastano le chiacchiere, - disse il
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- Il bacan tarda questa sera. - Raddoppia la carica della pipa, mio caro Mendoza. Io vi ho cacciato dentro due dita e ora tira magnificamente. Che
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per sbarrare loro il passo; poi uno dei due, accortosi di aver da fare con un soldato, chiese: - Oh, camerata, dove vai? - Ho l'ordine di scortare
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voi avete presa d'assalto quella città, signor conte. - Ma ho avuto il torto di giungere troppo tardi, signor Grogner. - Quanti uomini avete
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seguiti e forse i nostri nemici non sono molto lontani. - Eppure io non ho udito nulla. Neppur tu, è vero, Mendoza? - Io non odo che le rane ed i rospi
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padronissimo, - disse Grogner, un po' ironicamente. - Sono un guascone. - Ed io sono di Bordeaux. - Ho molto piacere di saperlo, signor Grogner, però
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Mendoza, ridendo. - Io credevo di andare a penzolare al di sotto d'un grosso ramo con una cravatta di canape al collo. - Ed invece vi ho dato un
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, - disse il conte. Orsú, Mendoza, conducici al piú presto alla taverna che tu conosci. Non ho alcun desiderio di farmi prendere. È lontana? - Meno di
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l'avventuriero, sorridendo. - Badate che qualche palla non vi porti via la testa. - Vi ho già detto che compare Belzebú non sa che cosa farne, a casa sua
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premurosamente una bottiglia. - Ho fatto sei leghe sempre a galoppo sfrenato e muoio di sete. - Presi! - esclamò la bella castigliana, con dolore
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, signor capitano, che io non ho veduto né uomini né imbarcazioni. Di quassú li avrei veduti, poiché il faro è alto ventidue metri. - Sei solo? - Affatto
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l'una accanto all'altra. - Signor conte, - disse la marchesa - vi avverto che oggi non ho invitati: cosí potremo parlare liberamente come due buoni
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le sabbie ed ascoltare il rumoreggiare della marea, - aveva aggiunto Mendoza. - Ed io non ho lasciato il Brabante per veder arrugginire le mie braccia
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hanno una gran voglia di mangiarvi i polpacci. - Guardatevi piuttosto le vostre, - rispose il guascone. - Io non ho paura dei cani, anzi neppur dei
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ancora? - Basta! - vociò il taverniere, furibondo. - Ne ho fino sopra i capelli di voi! ... Va' fuori, mascalzone! ... - A me! ... - Corpo di Satana