IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
- Mia signora! Mia signora! Come può lei sopravvivere a questo diabolico inverno? - Mia signora! Mia signora! Non gela il suo piccolo tepido cuore?
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avrà il suo caffè, stasera. O thè con noi, o niente". - FINE -
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- Mio signore! Mio signore! Come vive lei col suo cuore di ghiaccio? Mio signore! Mio signore! Io ho un morbido nido caldo. Ho la mia stufa legittima
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elesse subito uno a suo gran tappezziere, un altro a suo gran facchino, il terzo a suo grande sottocuoco. Lavoravano come scimmioni goffi, istupiditi
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per non prorompere contro suo padre che rideva e gli altri che compativano. Si chiuse in camera. L'immagine di un nuovo Torranza, di un Torranza morto
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, con i guanti che le facevano due lunghe, sottili mani d'ebano. Io guardavo, inquieto, la signora; suo marito guardava, inquieto, il termometro; gli
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l'ufficiale. "Grande" gli risposi inchinandomi. "Sublime è stato il suo silenzio". La signora lesse:
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indicato meglio il suo Castello Tonchino o Catino o Tapino e la via da tenere. La lettera, per verità, aveva il timbro di Trento, ma era poco. Mi stizzì
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stornelli, forse, sarà stato così. Il professore non ha più voluto rivedere Monte San Donà e dorme profondamente da parecchi anni, nel suo campo di battaglia
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come era scalzo e in camicia, a pigliar il suo violoncello e, sedutosi in faccia a me, se lo piantò fra le gambe, attaccò un delizioso andante
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circonfusa." "Pompe! Acqua!" sussurrò l'ufficiale, mentre il marito, che aveva spesso scompigliate, con il suo riso grossolano, le rose dell'Oriente
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la signorina a suo fratello che cercava inutilmente sul piano il motivo dell'Aria di Chiesa di Stradella. Continuai a dettare la vecchia canzonetta
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, conversando e ridendo con altri, ora mi diceva un freddo 'buon giorno', ora il suo lungo sguardo mi correva deliziosamente le vene. Intanto i clamori e