IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
per non prorompere contro suo padre che rideva e gli altri che compativano. Si chiuse in camera. L'immagine di un nuovo Torranza, di un Torranza morto
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guanti neri. Usciva tardi per qualche passeggiata solitaria; alla fonte non si vedeva mai. La sera scendeva al caffè verso le nove. Se si faceva musica
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del 1846, quando vi era stato invitato dai nobili padroni a mangiare i tordi e fra questi gli si erano imbanditi degli stornelli. Dal viale di
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schierò in colonna, vi collocò in mezzo i due violinisti, e, salito sull'asino di casa Purgher, si pose a capo di una bizzarra marcia alle fiaccole, in
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Si ardeva, l'altra sera, nel salottino giallo di donna Valentina. Il calorifero ci soffiava fuoco nelle gambe. La bella dama vi brillava tra un
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obbedienti a un mago, e dove si prepara uno strano dramma in cui avranno parte quelle aeree potenze misteriose e tante passioni umane. L'amico mio
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Il castello era un vero eremo. Neppure la albergatrice si lasciò vedere, e fu la serva che m'introdusse nel camerone bianco dove giaceva sul cuscino
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avrei mutato piano, se quella bestia, secondo la quale, tra parentesi, a Milano neppur si fa un risotto senza 'il ragionàt', il ragioniere, mi avesse
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, esclamava: "Grazie di quel deserto! Grazie di quegli amanti che muoiono". "Deserto sì" disse la signora sorridendo amabilmente all'autore. "Suppongo che
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quelle parole sapienti. Anche lei, però! Sì, lei era stata troppo orgogliosa, troppo fiera; ma se io le avessi detto sorridendo: "Badi, le sue rose
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fondo a cui si rigira, per un bagliore di ghiaie, la Sarca verde, giunsi a veder là di fronte, fra montagna e montagna, un cucuzzolo bianco, il