IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
- Mia signora! Mia signora! Come può lei sopravvivere a questo diabolico inverno? - Mia signora! Mia signora! Non gela il suo piccolo tepido cuore?
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sperone di terra e sassi; in cima a questo sperone c'è Castel Tapino. Dovevo andare ai bagni di Comano, ma passando ho visto questo castello che non c'è
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?". Gli domandai che musica fosse quella. "Povero Chieco!" mi rispose serio serio, "io ho detto tutto e questo infelice 'ragionàt' non ha capito niente
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furono interamente occupati dai preparativi del ballo. Chieco ne parlava come lo offrisse lui questo ballo, ma in fatto non aveva offerto che la sua
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aveva dato vita e passione. Adesso bianca voleva persuadersi d'essere stata amata così; sentiva più pura, in questo concetto, la memoria del poeta, e
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del castello; un gibboso macigno, questo cortile, inquadrato di mura nere, di logge medioevali, con pitture mezzo stinte, con un chiasso, sui
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precedere da un assolo di violoncello che è divino. Te lo suonerò, poi, fuori di qui". Il bizzarro uomo suonò infatti più tardi questo pezzo ispirato a capo
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certo le colossali piante la ricambiavano di tenerezza paterna. Torranza lo diceva sul serio, egli aveva nel sangue questo fantastico sentimento
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scusare per una indisposizione del suo compagno. A questo punto qualcuno disse sull'entrata del caffè: "Nevica". Le signore si alzarono esclamando, i
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questo, lei col suo carattere! Non c'era da sperar più nella pace. Voltai il canotto, silenziosamente, per ricondurla all'approdo. Ero ben risoluto di