IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
Mi fece udire quella sera stessa, sopra un piano scellerato, la sinfonia e, in parte, il primo atto della sua Tempesta. Per vero dire, l'imitazione
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la finezza più europea, con uno sguardo molto lungo, molto sospetto; il quarto o il quinto che avevo da lei, quella sera. "Scettico!" diss'ella, sotto
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avrei mutato piano, se quella bestia, secondo la quale, tra parentesi, a Milano neppur si fa un risotto senza 'il ragionàt', il ragioniere, mi avesse
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?". Gli domandai che musica fosse quella. "Povero Chieco!" mi rispose serio serio, "io ho detto tutto e questo infelice 'ragionàt' non ha capito niente
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, con una strana e crudele compiacenza, quella sua lieve allusione a un passato di cui ero geloso. Il cuore aveva poi date parole acerbe che fecero
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"Soffio, signor Fogazzaro" disse, quella sera indimenticabile del 1o agosto 1884, il generale Trèzel pigliandomi una delle mie povere pedine. "Stia
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da quella novità di mestiere e di padrone, guardando costui con un comico sgomento, non osando ribellarsi né sapendo se almeno fosse loro lecito di
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, presto!" ripeteva Chieco. "Gira, gira!". Feci girare a tutta forza quella vecchia carcassa e la misi con quattro colpi di remo alla corsa. Si
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soglia, raccolse tutta quella gente in una occhiata; il poeta non c'era. Erano i Dalla Carretta con i loro ospiti, un piccolo museo archeologico di lunghi
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quella sciocca compagnia pettegola. Comprimer lo sdegno le riusciva men facile; e, venuti in campo i discorsi di Torranza al caffè Pedrocchi, era uscita