IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
, esclamava: "Grazie di quel deserto! Grazie di quegli amanti che muoiono". "Deserto sì" disse la signora sorridendo amabilmente all'autore. "Suppongo che
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crocchio della loggia, di prendere le sue difese contro le signore, che mi parevano troppo maligne. Ella passò in quel momento improvvisamente
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, ha preso, fra i vigneti blandi degli altri colli, un aspetto selvaggio, vigoroso, che gli sta molto bene in quel seno solitario degli Euganei. Al
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senz'avvertirmene, al solito. Era quel matto del maestro Lazzaro Chieco, il famoso violoncellista e compositore che mi scriveva così: Castel Tonchino
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tenerezza tanto profonda. Averlo lasciato partire così, senza un addio! Ecco, se non fosse stato quel ch'era stato, ella si sarebbe trovata a Padova, lo
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poeta B. secondo certi concetti shakesperiani espressimi la sera antecedente dall'amico Chieco. Il pomeriggio di quel giorno e tutto il giorno appresso
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tanto bene che Chieco la volle abbracciare prima di portarmi fuori. Il castello non aveva proprio niente di raro, toltone la postura e quel cortile
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crede, mi crede? Non è possibile che non mi creda!". In quel punto il canotto urtò la riva. Antonietta non parlò né si mosse. "Esci, se vuoi" proseguii