IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
avrà il suo caffè, stasera. O thè con noi, o niente". - FINE -
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, coperta di panno ricamato d'oro, ch'io prendo tal volta per trastullo posando il libro o l'uncinetto. Ma non basta! Ma non basta! Ho un vecchio devoto
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indicato meglio il suo Castello Tonchino o Catino o Tapino e la via da tenere. La lettera, per verità, aveva il timbro di Trento, ma era poco. Mi stizzì
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gridando come un ossesso: "Entrate, o Purganti, di Castel Porcino, entrate a vedere il principe degli straccioni che, se non si crepa, non viene!", e si pose
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ebollizione. A lei poi venivano delle idee nubiane. Si disputò se la musica possa raccontare e descrivere, o no. Donna Valentina compativa nel suo
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, i salici e i fichi selvaggi che ne sbucano a pender sull'acqua. Io sedevo sulla scala, cinque o sei gradini più sotto. Il violoncello sospirava e
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(o che diavolo è ) 24 giugno 1883 Caro Cesare, Hai da sapere che il povero Chieco sta da quindici giorni in un Castel Catino del Tirolo fatto così
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Bianca a fior di labbro. "Ah, sicuro" dissero due o tre voci sommesse. "Ah sicuro". "Il povero Torranza, poveretto" compunto il canonico, intingendo nel
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il canotto? Vuoi fare all'amore tu e che io paghi? Come sei 'ragionàt'!". Non capivo bene, sulle prime, se scherzasse o no, ma il dubbio durò poco
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star quieti gli uomini. "Adesso" diss'egli "o straccioni, vi saluto. Se volete poi sapere perché ne ho abbastanza di voi, ecco qua". Trasse il suo magico
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di averle scritto più volte, mi riferì le Sue risposte che gli tolgono ogni speranza se i vecchi non acconsentono a una separazione, o, almeno, se non
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guardare il tempo, a giuocare nel gabinetto attiguo al caffè. I pochi rimasti chiacchieravano. Durante il quinto o sesto pezzo, non ricordo bene, la