IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
nella piccola penisola, seguendo un parapetto merlato, un baluardo a riposo, con tanto di cipressi e di rose. Fuori dai merli luccicavan l'acque, tutte
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sopravvenuta nella camera, del torbido mare che saliva davanti alle finestre. Vide per un momento ancora i fantasmi dei vasi ritti sul muricciolo della spianata
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infondeva nella sua esecuzione una vita indiavolata, mi gridava i nomi degli strumenti, li imitava con la voce, urlava nei punti di grande sonorità
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, salendo dalla via. Era molto accesa in viso, ma non guardò alla nostra volta. Mi guardò invece quel giorno stesso, passandomi vicino nella sala da pranzo
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i sensi. Tutto veniva meno con essi nella gran pace, nella luce limpida del pomeriggio di novembre; tutto, tranne il bruno dorato dei cipressi che dai
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piantandosi le cinque unghie della mano destra nella fronte. "Cosa vuoi?" disse. "Ha un orecchio, per esempio, che lo può fare solo il mio violoncello. E due
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questo, lei col suo carattere! Non c'era da sperar più nella pace. Voltai il canotto, silenziosamente, per ricondurla all'approdo. Ero ben risoluto di