IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
Il mattino dopo l'amico mio se ne andò a Comano per tempo. Io vagai lungo il lago, e prese le 'zette dell'Imarò' che fiancheggiano i precipizi in
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potente a tornarti su le rose voluttuose per un giorno, per un'ora, a spirar fuoco nel tuo cuore, nel tuo sangue; ne l'aura amorosa a le tue grazie
IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
esiste poesia francese né italiana; e, sulla collina, il giardino, lasciato pressoché interamente in delle proprie passioni, ha sciupato le fredde eleganze
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con la tranquillità più serena. Non è niente; il vecchio codino Torranza, che cosa strana!, se ne va. Mi dia la buona notte, cara Bianca; dispongo
IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
crede, mi crede? Non è possibile che non mi creda!". In quel punto il canotto urtò la riva. Antonietta non parlò né si mosse. "Esci, se vuoi" proseguii
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, i salici e i fichi selvaggi che ne sbucano a pender sull'acqua. Io sedevo sulla scala, cinque o sei gradini più sotto. Il violoncello sospirava e
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strofetta per i loro fini particolari, se ne desolavano. Il verso non venne e io potei solo ripetere alla damigella con il più sentimentale accento
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, tuffati in tre poltrone, ascoltavano con una tal quale segreta angustia, contemplando l'astro azzurrognolo sospeso in aria. Finito il pezzo, ne chiesero
IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
me ne parlò in modo tale che lo pregai a smettere. "Quanto sei asino!" disse egli. "Tu le vuoi ancora bene". Diventai troppo rosso, forse, ma negai