IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)
- Mia signora! Mia signora! Come può lei sopravvivere a questo diabolico inverno? - Mia signora! Mia signora! Non gela il suo piccolo tepido cuore?
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"cosa l'è venuto in mente?" "Che vuole?" risposi. "Non capisco la musica. Ho scritto una sciocchezza a caso". "Va bene" replicò la dama. "In pena, lei non
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". "Battista" disse donna Valentina "non essere insopportabile! Vediamo un poco lei, cos'ha scritto" soggiunse volgendosi a me. "Sono curiosissima". Prese le
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ebollizione. A lei poi venivano delle idee nubiane. Si disputò se la musica possa raccontare e descrivere, o no. Donna Valentina compativa nel suo
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- Mio signore! Mio signore! Come vive lei col suo cuore di ghiaccio? Mio signore! Mio signore! Io ho un morbido nido caldo. Ho la mia stufa legittima
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volta, pianoforte e suonatore. La sua signora mi domandò se fossi in collera con lei. Non ero in collera, ma mi seccavano le allusioni a quella persona
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!" dissi. "No!" gridò Chieco "Nossignore! Domattina Lei resta a Castel Tavolino e mi rimpasta qualche dozzina di versi. Io vado per intendermi sul ballo
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All'aurora "Folle sogno! Folle sogno! Nel caldo Oriente io poso giovane con lei su le rose. Folle sogno! Folle sogno! Baciami, non parlarmi, bocca
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quelle parole sapienti. Anche lei, però! Sì, lei era stata troppo orgogliosa, troppo fiera; ma se io le avessi detto sorridendo: "Badi, le sue rose
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studi; sposa, l'aveva condotta alla più squisita intelligenza d'ogni arte; finalmente si era innamorato di lei come delle creature a cui il suo genio
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!" mi gridò il maestro. "E a posto! La signora siede a prua e al canotto gli do una spinta io." "Presto!" soggiunse, parlando a lei. "Facciamo presto
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San Donà, sola, col cuore amaro; e le parve, passando fra i pioppi, che Torranza avesse ragione, che le piante pigliassero con lei la espressione di
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quanto stupido sei tu. Perché lei ti vorrà bene, capisci, e tu ne vorrai a lei, e io che se ci penso ti strozzerei come l'ultimo dei piccioni, te la do
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castelluccio ritto e fiero come un falco. Al ponte delle Sarche trovai una servotta tedesca che mi seppe solo dire "Purgher, Purgher". Entrai con lei