I sogni dell'anarchico
bramava di allontanarsi da quell'uomo, il cui sguardo era sì freddo; che era si terribilmente logico nelle sue delusioni; vicino al quale si sentiva tanto a
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terrore sul volto; avevano protestato contro le sue parole; lo avevano supplicato d'i tacere. Taci, per l'amore del cielo! Che nessuno ti oda? Il mondo è
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gruppo da cacciatori, i quali ne attraversavano, a spron battuto, il seminato; aveva gridato loro di cessare e di non rovinare le sue terre, ma uno di loro
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rovinato, col suo passaggio, i suoi campi, invaso la sua casa, mangiato i suoi viveri, bevuto il suo vino, ucciso i suoi polli, scannate le sue due
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. Gli rispondono con una sghignazzata. Preferiscono saccheggiare e fare il bottino al portare la pelle al mercato. Il rossore copre le sue guancie
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passato anarchico, le convinzioni politiche, le sue antiche persuasioni? No, non sarebbe mono da eroe ma piuttosto da pazzo, da seduttore o da sedotto
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, per scuotere il durissimo giogo. Ma le sue speranze non si erano avverate. Molti Io temevano, molti lo odiavano, molti lo volevano veder umiliato; la
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spezzare quelle catene; invano. Volle balzate in piedi, ma era incatenato anche a questi. Gridò, urlò, si dimenò, ma essi risposero alle sue grida
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braccia. Gettatevi tra quelle! Nessuno rispondeva alle sue parole. Erano schiavi ma pure amavano la vita e rifuggivano istintivamente dalla morte. La
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Non degnò di nessuno sguardo ammirato la dominatrice dell'orbe. Non era sensibile alle sue magnificenze. Anima di scorridore del deserto, il suo
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incendiari di Roma. Già. Gli incendiarii Un brutto sorriso errò sulle sue tumide labbra. I cristiani avevano dato Roma alle fiamme. Certamente, certamente
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giorno anche al popolo, per le sue faccende. L'audace aveva pagato colla propria testa l'inopportuna proposta. Nel circo vi erano i giochi. Non vi
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Fa il viaggio, con mille vetture; giganteschi carri portano le sue corone, che non vuole abbandonare a Roma, che conduce seco, tanto gli sono care. E
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atterrato le sue statue nelle piazze e sul foro e negano soccorso alle sue truppe. ? I miei pretoriani! Vuole mettersi alla loro testa, marciare contro la
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gl'imperlano la fronte; le braccia si agitano convulsive, la mano stringe il pugno, e voci di lamento escon di quando in quando dalle sue labbra; di
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aveva lavorato, le sue mandrie, che ritornavano dal pascolo, i suoi bovi aratori, e lo sguardo spaziava lontano, fino all'estremo lembo del suo possesso
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lo seguiva continuamente; appariva sempre là dove egli si trovava, e gli offriva istintivamente le sue braccia, ben tornite come fusi e le sue labbra
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Sono venuti. Tutto arde; le fiamme si alzano altissime e divorano il frutto del suo lavoro, dei suoi sudori; le sue messi, le sue biade, i suoi
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, come l'ha sofferta questa povera terra, che noi tanto amiamo. Prendila! Il tuo amore le sia di conforto nelle sue amarezze. Il fratello non risponde. ? E
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fare anche il maggior sacrificio per la patria. E Milano risorge. Le sue mura? I nostri petti. Abbiamo costruito una novella città; la vogliamo chiamare
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fanciullo ebreo, e di un ebreo per giunta, del quale la superstizione si era impossessato, per celebrare le sue orgie? Il Natale? Bisognava toglierlo
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presto la vita! Le truppe imperiali scendono le Alpi e si riversano in Italia. Barbarossa è furente. I fuggiaschi raccontano delle sue collere infinite. Ha
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. Alessandro! Sant'Ambrogio I esclama giulivo. E' l'ultimo grido che esce dalle sue labbra; l'affanno diventa sempre più forte; le immagini delle cose che lo
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