Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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I sogni dell'anarchico

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Mioni, Ugo 25 occorrenze

I sogni dell'anarchico

uomini erano del tutto dissimili tra di loro, come diverso era il modo, nel quale stavano seduti. Il primo era un uomo di mezza età, alto, slanciato

I sogni dell'anarchico

Egli era uscito dalla sua piccola casa dove abitava colla moglie ed una nidiata di figli, e guardava il colle vicino, dai pendii rapidi, scoscesi

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I sogni dell'anarchico

disimpegna i lavori di casa. E' troppo gracile per lavorare. - Non diventerà una contadina a modo - dicono di spesso i genitori, crollando il capo. - Non lo

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cosa è così lampante, che, se fosse giustizia sulla terra, gli si dovrebbe dare piena ragione; ma la giustizia, l'equità, il diritto, tutto, tutto è

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fracasso, scariche di fucili, lo schioppettio nefasto e lugubre delle mitragliatrici, urli da rabbia, di dolore, ed il rombo minaccioso del cannone

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Rinviene. Soffre indicibilmente; ha tutto il corpo pesto. Apre gli occhi ma non vede nulla. Il buio è fitto. Notte? Ma prova un dolore infinito agli

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L'orologio a pendola batte le sei. Il dormiente tirò un profondo respiro, aprì gli occhi, girò attorno lo sguardo smarrito e chiese a sé stesso

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nude, brulle, dalle forme fantasiose, strane, le quali riflettono i cocenti raggi del sole, aumentano il calore di altoforno ed accecano quel povero

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Rimane a lungo, molto a lungo privo di sensi. Il cavallo si è coricato al suo fianco, ed ansa; ha la bocca aperta; la lingua ne esce penzoloni

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L'immensa estensione del mare. La trireme, mossa da cento robuste braccia che muovono il remo, vola sulla tranquilla superficie del Mediterraneo, il

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Non degnò di nessuno sguardo ammirato la dominatrice dell'orbe. Non era sensibile alle sue magnificenze. Anima di scorridore del deserto, il suo

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grandi lampade d'oro, nutrite di olii aromatici, presso le quali vegliava un bellissimo schiavo greco. Il pavimento di marmo era celato da soffici

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Si destò quando lo volle Giove suo padre. Accorsero servi ad indossargli la tonaca di porpora, a gettargli sulle spalle il manto imperiate, a

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Fa il viaggio, con mille vetture; giganteschi carri portano le sue corone, che non vuole abbandonare a Roma, che conduce seco, tanto gli sono care. E

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abbandonato. Schiavi, liberti, cortigiani saccheggiano il palazzo. Gli portano via tutto; financo le coperte del letto e la fiala preziosa, che Lomita

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tutte le chiese incominciano a suonare a gran festa. Annunziano che il Verbo si è fatto carne ed abitò tra di noi; annunziano la grande Natività. In una

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aveva rialzato, si era preso cura di lui, gli aveva offerto cibo ed una ciotola di latte. L'uomo aveva bevuto avidamente il latte; aveva divorato il

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con amore, offre centuplice frutto. E' quella la terra dei suoi avi; là lavorò il nonno, là il padre, là egli apprese amore al lavoro, alla vita

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Sono venuti. Tutto arde; le fiamme si alzano altissime e divorano il frutto del suo lavoro, dei suoi sudori; le sue messi, le sue biade, i suoi

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Tobia. che l'altro, il venerando vegliardo, guida? Il volto del giovanotto gli sembra così noto. Deve averlo veduto altre volte. Ma dove? Lui? No, non

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libertà, a ricostruire la casa bruciata, e voleva procreare dei figli forti, robusti, sani, nei quali trasfondere tutto il grande amore che portava

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fare anche il maggior sacrificio per la patria. E Milano risorge. Le sue mura? I nostri petti. Abbiamo costruito una novella città; la vogliamo chiamare

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maggiore era il suo disprezzo, se essi non sapevano sacrificare certe cose da nulla. La vigilia del Natale. La osservavano molti, molti, anche

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Egli lo guarda estatico il carroccio, lo bacia, non sa staccare lo sguardo da lui e poi va da' Alessandro. Il viaggio non gli reca difficoltà. E

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Le campane della cattedrale suonano a festa. E' la consacrazione. Sul sacrosanto altare si ripete il grande prodigio di Betlemme. Il Verbo incarnato

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