I sogni dell'anarchico
era breve, conciso, imperioso, autoritario; sembrava avvezzo a comandare. I pensieri gli uscivano dal cervello e poi dalle labbra, sotto forme di
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rabbia, dallo sdegno impotente. La persuasione della propria impotenza ne aumenta la collera; gli sembra di essere simile ad un piccolo cane fedele, che
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non generalizzare. C'erano tra gli spagnoli dei cattivi, certamente, ma ce n'erano anche dei buoni, dei santi. Ed i loro sovrani? Non si era ritirato
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cosa è così lampante, che, se fosse giustizia sulla terra, gli si dovrebbe dare piena ragione; ma la giustizia, l'equità, il diritto, tutto, tutto è
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; vede cadaveri, vede feriti, che si torcono tra gli spasimi più atroci, e sente una grande gioia per lo scoppio di una bomba, per quella rovina, perché
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Rinviene. Soffre indicibilmente; ha tutto il corpo pesto. Apre gli occhi ma non vede nulla. Il buio è fitto. Notte? Ma prova un dolore infinito agli
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L'orologio a pendola batte le sei. Il dormiente tirò un profondo respiro, aprì gli occhi, girò attorno lo sguardo smarrito e chiese a sé stesso
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volto dolci e non sgradevoli; la fronte bassa, l'occhio infossato, gli zigomi leggermente sporgenti; le grosse, tumide labbra hanno il colore del corallo
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, inaridita; gli occhi si spengono; la povera bestia è prossima a morire di stanchezza, d'inedia, di sete. Il capo si desta. Da principio non riesce a
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è draconiana. Gli schiavi sono troppo numerosi. Potrebbero accordarsi coi galeotti e tentare un colpo di mano. Perciò i soldati sono di una severità
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Cesare e gli rispondono con parole di scherno; domanda di potergli esporre le proprie ragioni; di poter affrontare, a testa alta, lui, il capo temuto e
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Egli si destò, sul suo letto di porpora, e apri gli occhi. Un sudore freddo, gelido, gl'imperlava la fronte. Girò gli occhi e guardò smarrito attorno
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profondamente; non degnò nessuno di uno sguardo; gli schiavi favoriti gli imbandirono la colazione; mangiò molto, beve molto, assisti a danze lascive, a
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Fa il viaggio, con mille vetture; giganteschi carri portano le sue corone, che non vuole abbandonare a Roma, che conduce seco, tanto gli sono care. E
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madre; ma questo era un suo diritto. Chi può proibire ad Apollo, al padrone del mondo, di fare quanto più gli piace e di ammazzare chi vuote? Hanno
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un'angoscia grande, infinita. Il suono delle campane non lo desta, ma gli procura un po' di calma. Egli si tranquilla per un momento. I solchi della fronte
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aveva rialzato, si era preso cura di lui, gli aveva offerto cibo ed una ciotola di latte. L'uomo aveva bevuto avidamente il latte; aveva divorato il
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notte; un'anima serena, pia, chiusa, che porgeva ascolto alle voci misteriose dei venti, del lago, dei torrenti, dei fiori: i fiori gli sembravano
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ceppi e buttato là, tra altri schiavi italiani, che i barbari hanno fatto, e che gli raccontano gli orrori della loro cattura e delia loro marcia
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estatico, ispirato; un giovane bello, infinitamente bello, di una bellezza ieratica. Gli sembra un angelo; uno di quegli angeli che la mano esperta di un
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di Milano! Uno dei delitti maggiori che la storia conosca. Altri giovani gli si uniscono. Essi contemplano pure sdegnati le rovine, ed anche dalle
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pieno di tede e di entusiasmo per il cristianesimo. Ma a scuola gli avevano aperto gli occhi; là aveva compreso che il cattolicismo, ed in genere tutte
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Egli lo guarda estatico il carroccio, lo bacia, non sa staccare lo sguardo da lui e poi va da' Alessandro. Il viaggio non gli reca difficoltà. E
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campane! è il primo pensiero che gli si affaccia, e poi ricorda, colpito, stupito, ammirato; ed il ricordo gli desta un grande spavento, un infinito
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