I ragazzi della via Pal
interrogativamente, aspettando le disposizioni di Boka. Sapevano che nel pomeriggio avrebbe avuto luogo la riunione, alle quattordici, riunione durante la quale
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sapevano a che ora si sarebbe incominciato e quale sarebbe stato il combattimento. All'ultimo però Boka modificò l'ordine di combattimento. Quando i
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, fissavano lontano, nel sole d'oro, il campanile sul quadrante del quale la lancetta più lunga s'avvicinava affettuosamente verso la cifra dodici. E poichè
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tasca un cartone rosso sul quale era scritta a caratteri maiuscoli questa dicitura: I RAGAZZI DI VIA PAL SONO STATI QUI! Tutti fissarono con
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s'accorse nemmeno che il medico se n'era andato. Nella testa aveva una gran confusione nella quale campeggiava la necessità di provvedere, di
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spia fissa. Si alzò in piedi: — Non so nulla — disse. — Sta bene. Puoi sedere. Ed ora veniamo a noi. Voi sapete quale vergogna ci è stata inflitta
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Ghereb e Ghereb tolse di tasca un taccuino nero sul quale scrisse: «Giovanni Boka» e per sapere di cosa si trattava aggiunse: «porticina». Questo
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non lo ascoltava più. Era tutto intento a spiare Ghereb il quale appiattato dietro il legname aspettava il momento propizio per andarsene... Nemeciech
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di mille domande. Boka fece un cenno di silenzio; poi disse fra la più grande attenzione: — Ragazzi! Forse avrete già letto nel proclama quale
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sapere qualcosa ed ho fatto come Nemeciech, mi sono arrampicato sullo stesso albero sul quale egli è stato un intero pomeriggio e non c'erano ancora le
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tenenti e i sottotenenti e i capitani cominciavano ad essere offesi della soverchia intimità che legava il comandante al soldato semplice il quale era
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