I ragazzi della via Pal
Nella piccola casa di via Racos regnava gran silenzio. Anche gli inquilini ch'eran soliti radunarsi a far quattro chiacchiere in cortile ora
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bigliettino e disse: — Voi non andrete a casa ma mi seguirete in sala di consiglio. Debbo parlarvi! E s'avviò senza spiegare lo strano invito. In classe si
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: — Signorino... — disse — se vengo io, li butto fuori tutti, da solo! Boka sorrise: — Lascia fare a noi! E s'affrettava verso casa anche lui. Sotto il
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era umida, ma non tanto, per cui le bombe erano efficacissime. I ragazzi corsero a casa di gran fretta ed alle quattordici meno un quarto il campo era
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— E per oggi mi può bastare. Boka si rivolse a Ciele: — E tu non vieni? — Come faccio? — disse avvilito Ciele — Alle cinque e mezza devo essere a casa
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! — rispose Nemeciech e proseguì per raggiungere Boka a casa sua. Vais allora si servì dell'ultima sua arma. Con voce stridula intimò: — Soldato! Alt! A
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momento, alle tredici meno un quarto, dal cortile della casa vicina venne improvviso il suono d'un organetto: e tutta la serietà scomparve per
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casa tua! Lo disse con occhi che mandavano lampi. E Ghereb in quel momento ebbe veramente paura. Capì che se le Camicie Rosse lo mandavano via, non
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occhi. Boka gli disse con tristezza — Non piangere, Ghereb. Non voglio che tu pianga davanti a me. Va a casa tua e lasciaci in pace! Ora sei venuto
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