I miei amici di Villa Castelli
OTTOBRE Comincia l'ottobre: dopo domani Mario ritornerà alla scuola. Egli è ormai uno scolarino di seconda. E bel libro di lettura è pronto; pronto
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IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA Oggi Mario è tornato a scuola. Egli ha ritrovato la sua maestra dell'anno scorso, i suoi vecchi compagni e qualche scolaro
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per i grembiali: una stoffa così bella non si è mai vista, egli dice. Le donne ridono e intanto si fermano e qualcuna compra. Su un altro banchetto
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adulto, per darne meno a lui che era minore. Ma ecco Amalindo ch' essi credevano venisse a far giustizia. Come fece bene le parti! Egli prese tutte le
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LA CIVETTA Ieri Mario ha visto passare un cacciatore che andava alla caccia nel capanno. Egli portava con sè una civetta ammaestrata. Quando Mario
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, qualche volta, Mario va alla scuola com'è vestito in casa; egli mette la cartella ad armacollo, infila le mani in tasca e dice che così non sente
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OBBEDIENZA Una volta fu domandato ad un vecchio sapiente qual fosse la prima virtù dei bambini, ed egli rispose: -L'obbedienza. -E la seconda
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VILLA CASTELLI Mario dice tra sè ch'egli il suo paese lo conosce benissimo; ma chissà se è vero! Egli sa dov' è la chiesa col suo campaniletto che
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gettato via le ore dell'anno passato: egli ha potuto raccogliere il frutto delle sue fatiche, egli ha gettato dei semi di bene. Don, don, don..... La
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. Egli lascia la scuola alle sue spalle e s'avvia per la strada larga, verso le case. Come è bello il gruppetto di pioppi che circonda la chiesa! Basta
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ero dimenticato di dirvi che, prima di salire le scale del Castello Reale, egli toccò con l'ago regalatogli dalla vecchina le oche per sciogliere il
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A CASA Mario entra in casa contento; egli ha tante cose da raccontare alla mammaa; ma non sa trovare le parole e decide di parlare un altro giorno
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interrogano, egli, che quasi non può più lavorare, perchè non può più stendere bene le braccia, nè ha più forza, e tutti i giorni s'incurva sempre
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. Il tacchino però è il vero padrone del cortile. Egli passeggia con gran superbia tra i polli che gli lasciano il passo e, tratto tratto, sfoggia la
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, ed egli comincia con Maria: -Perché stai lì dritta? -Dritta io? Non sono la superbia.- Tutti ridono e Giorgio pensa: -È «la superbia».- Poi domanda a
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volta che deve dire le belle parole! Egli sente in quel momento di voler bene a qualche cosa di grande, di forte; che è presente, ma non si vede, e
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egli pensò di recarsi da un vecchio, conosciuto da tutti per la sua sapienza, per chiedergli che cosa avrebbe potuto fare per trovare la felicità che
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