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I PESCATORI DI BALENE

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Salgari, Emilio 23 occorrenze

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lampada che pare voglia spegnersi? Eppure io l'ho riempita per bene. - Mi assale un dubbio, Koninson. - E quale mai? - Che noi siamo sepolti. - Sepolti

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, dentro i quali s'udivano muggire degli impetuosi torrenti. - Dove siamo noi? - chiese Koninson. - Sul fianco di una montagna - disse il tenente. - Lo

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cosa. - Andremo a visitare quella dannata montagna. Ma se non si riuscisse a nulla? - Aspetteremo. - Cosa mai? Non dimenticate, tenente, che siamo al 28

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di "gin", e poi tutti all'opera. - Bravo capitano! - gridò Koninson. - Li affronteremo, questi ghiacci, e li sfideremo, questi freddi del polo. Siamo

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un'accoglienza ostile, bisognerà venire alle mani e non so come la finirà. Noi siamo due, e loro sono in molti, forse. - Hanno troppo paura dei bianchi per alzare

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sulla murata e gettando uno sguardo sul mare. - Ancora le macchie oleose. - Siamo adunque sulle traccie delle balene. Ah!, se venissero a tiro del mio

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Hostrup, - disse il fiociniere che aveva ricuperato le forze e la favella - dove supponete che noi siamo? - Sulle rive del Makenzie, ma in quale

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. - Siamo qui perchè la tempesta ci ha gettati, malgrado tutta la nostra buona volontà per non approdarvi. - Ah! I miei fratelli sono stati disgraziati

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siamo spinti troppo innanzi. A quest'ora noi dovremmo essere nel mare di Behring. - La nave è ancora solida, capitano, e può lavorare di sperone. - Non

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, Koninson! - rispose il tenente alzandosi - Non bisogna scoraggiarsi, hai ragione, amico mio. - Siamo in due, signor tenente, e, ringraziando Iddio

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, poi si gettò nel fiume con un sordo tonfo, sollevando una colonna d'acqua. - Presto, fuggiamo o siamo perduti! - gridò il tenente. - Attento ai ghiacci

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noi siamo forti nuotatori. - E cosa faremo intanto? - Raggiungeremo quelle alture e là aspetteremo che la tempesta sia cessata. - E poi? - Poi

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. A quest'ora tutti i balenieri hanno dell'olio nel ventre del loro legno, mentre noi non ne abbiamo ancora una goccia. E siamo in pieno agosto

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rampone dei fiocinieri. - E siamo solamente noi a distruggerle? - Purtroppo no. Le balene hanno altri nemici e forse più accaniti di noi. - E quali mai? Chi

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fra i fiumi suddetti e il Makenzie, appartenenti quasi tutte alla gran tribù dei "figli del Ratto". - Ed ora che noi siamo qui giunti, dove ci

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prenderanno senza curarsi della "droga". - Non ci mancherebbe che questa disgrazia! Sapete, tenente, che noi siamo molto sfortunati? E proprio quest'anno che

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, che di quando in quando si arrestava per guardare la neve, scoprì numerose traccie di buoi muschiati che si perdevano in fondo alla valle. - Siamo

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la scogliera; siamo a meno di una gomena dai primi scogli. Avanti, fiociniere! I due disgraziati marinai del "Danebrog", ora avvicinati in modo da

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dell'americano? Povero il mio "Danebrog"! - Ma forse la cosa non è grave, capitano. - Ma chi turerà la falla? Qui siamo come in mezzo ad un deserto

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osservare l'"iceberg". - Era ora! - rispose con voce tranquilla il signor Hostrup. - Non siamo più in estate. - Non dico di no, tenente, ma se a questa

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coraggio, impallidì. - Una vela! Una vela o siamo perduti! - gridò. Infatti il "Danebrog", senza un brano di tela, veniva spinto dalle onde e dal vento

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pò della sua calma abituale. - Se li avessi colti sul fatto, qualcuno l'avrebbe pagata cara, questa bricconata. Mio caro Koninson, siamo stati

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uragani, ma la distanza era tale che sarebbe stata una vera follia il volersi spingere fino laggiù attraverso a tutte quelle pericolanti guglie. - Siamo

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