I PESCATORI DI BALENE
mio amico! - rispose il capo. Gettò a terra il vecchio fucile che teneva in mano, s'avvicinò al tenente e accostando il proprio naso a quello di lui
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aveva perduto un millesimo della sua tranquillità, vi era già. - Perduti? - gli chiese il capitano col denti stretti. - Forse no! - rispose con voce
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". - rispose il fiociniere. - Se si potesse sorprenderla.. - Lo dubito, tenente. Ecco che comincia a dar segni d'inquietudine. La balena infatti, che
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con inquietudine. - Se non m'inganno questo è il grido dell'orso bianco - disse Koninson. - Non ti sei ingannato, ragazzo mio, - rispose il tenente
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. - Se ne sono andati - disse Koninson, facendo un gesto di dispetto. - Ma forse il loro accampamento non è lontano - rispose il tenente. - E contate di
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cui fronte si era rabbuiata. - Chi può dirlo? - rispose Weimar. - Temo però che passeremo una brutta notte. - Cosa dobbiamo fare? - chiese Koninson
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rapidamente, poi sparire sotto un gruppo di cespugli. - Chi vive? - gridò il fiociniere imbracciando il fucile. Nessuno rispose, ma poco dopo udì un acuto
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, fiociniere, ma non vedo proprio nulla - rispose il compagno. - Eppure ho udito distintamente un tonfo e ho visto con questi occhi una grossa ondata correre
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gli orecchi. Nessuno rispose alla sua chiamata. - Mi sono senza dubbio ingannato - mormorò. - Io solo sono stato strappato dalla tolda del "Danebrog
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deserto di neve questo - disse Koninson. Il tenente non rispose. Si volse e guardò l'oceano che appariva quasi sgombro dal nebbione. Fin dove giungeva
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. - Signore, che intendete fare? - Non lo so ancora, tenente! - rispose il capitano. - Ah! Perchè non ho seguito i vostri consigli? E il cuore me lo diceva
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, Koninson! - rispose il tenente alzandosi - Non bisogna scoraggiarsi, hai ragione, amico mio. - Siamo in due, signor tenente, e, ringraziando Iddio
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lì per precipitarsi l'uno contro l'altro. - Facciamo fuoco? - chiese Koninson, che tormentava il grilletto del suo fucile. - Non ancora, - rispose il
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il cuore di Koninson e di tutti gli altri battere precipitosamente. - Coraggio, fiociniere! - disse il tenente. - Ne ho, signore! - rispose il
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speranza - rispose il tenente, - Tuttavia dirigiamoci laggiù. La slitta riprese la corsa e dopo venti minuti si arrestava presso l'abitazione
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osservare l'"iceberg". - Era ora! - rispose con voce tranquilla il signor Hostrup. - Non siamo più in estate. - Non dico di no, tenente, ma se a questa
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razza di scherzo è mai questo! - esclamò Koninson, che rideva al punto da slogarsi le mascelle. - Uno scherzo che dovevamo indovinare prima - rispose
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completamente. - Hai nulla di guasto? - chiese poi il tenente. - Non mi pare - rispose Koninson. - Ma, se rimaniamo qui una sola mezz'ora, mi guasterò tutto
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. - Bisogna crederlo, signor Hostrup, - rispose Weimar. - Ho tremato assai per il mio "Danebrog", che amo come se fosse un pezzo della mia carne. Se l'avessi
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! - rispose il tenente. - E poi verranno le pressioni a farci passare dei brutti quarti d'ora. - Delle brutte giornate, Koninson. - Resisterà il "Danebrog
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assai male. - La scommessa è perduta dunque? - Sì, tenente! - rispose Weimar con tristezza. - I Danesi sono stati sconfitti. - Bah! Riprenderemo la
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più contento se non l'avessi dinanzi agli occhi - rispose l'ufficiale. - Perchè, signore? - Perchè questi ghiacci finiranno coll'unirsi e, se ci
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coste dell'isola. - Se avesse scoperto il capodolio io ti dico che non ce l'avrebbe detto, fiociniere - rispose Hostrup. - E perchè? - Per spogliarlo
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solamente là noi possiamo trovare la nostra salvezza. - Non domando che di andarmene, signor Hostrup! - rispose il fiociniere. - Se rimango un'altra
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metterò io al timone! - rispose Weimar. - Fate preparare alcune vele di ricambio. - Temete che scappino quelle spiegate? - Se giunge una raffica forte
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