I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
. Una ruga si disegnò sulla sua fronte. - È grave, - disse. - Il pugnale è entrato assai, probabilmente fino all'impugnatura. - Guarirà? - Lo spero. Ma
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. Sbarazzato il ponte dei cadaveri, medicati i feriti, che fortunatamente non erano molti, Tremal-Naik si portò sulla lunetta con Hider, mentre un gabbiere
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considerevolissima, ingrossata sulla destra dal Dorumoudah dal Roupnaram, dal Tingorilly e dall'Hidiely. Su questo braccio del Gange regna un'attività
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diretto la canna sulla tigre, ma non ardiva tirare, temendo in primo luogo di non ucciderla sul colpo e collo sparo di attirare l'attenzione dei nemici. La
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il fiume, sperando di far scoppiare la testa del traditore. Quando però giunse sulla riva, Manciadi era scomparso. S'inoltrò nell'acqua ma nessuna
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sparire, non sparire, non lo voglio, no! no! no! L'indiano emise un acutissimo grido e sulla sua faccia si dipinse una viva angoscia. A quel grido, dalla
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quell'uomo, ti giuro che la tua dea perderà la sua vergine. - Getta quel pugnale! - Suyodhana, giura sulla tua dea che Tremal-Naik uscirà vivo di qui. - È
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ardito qui sbarcare, tentino un colpo di mano sulla pagoda. - A quale scopo? - Quindici giorni fa, la vergine della pagoda incontrò un uomo. Furono scorti
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un'occhiata profonda nella deserta jungla sulla quale ondeggiava allora una densa nebbia, carica d'esalazioni velenose, girò su se stesso ed
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da una nera fascia di vapori. Pochi affatto i lumi, la maggior parte immobili, accesi dentro le capanne di Kiddepur, o sulla prua di legni ancorati
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, Manciadi non parlerà. Lo giuro sulla mia dea. - Ma, miserabile, non hai mai amato tu, adunque? - Non ho amato che la mia dea e il mio fedele laccio
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disordinatamente alla deriva. Kammamuri si sforzava, ma invano, di mantenerlo sulla buona via e Tremal-Naik cercava di calmare la tigre, la quale, spaventata da
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rizzarsi il ciuffo di capelli che crescevagli sulla nuca. - Che sia il padrone, - mormorò. Afferrò la carabina per la canna, affrontò il rettile che
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§La villa del capitano Harry Macpherson, sorgeva sulla riva sinistra dell'Hugly, dinanzi ad un piccolo seno nel quale galleggiavano parecchi gonga e
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sulla riva aggrappandosi alle radici del tamarindo le quali uscivano, come serpenti, da terra. Al nord era apparso un punto nero che andava
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saliremo colla cannoniera. Altri venti uomini risoluti con me. Abbandonarono la fregata e s'imbarcarono sulla Devonshire, la quale riprese la corsa a
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bronzo sulla quale trovò modo di appoggiare i piedi. - Dove sono? - si chiese egli. - Questo pozzo, senza dubbio deve menare nell'interno della pagoda
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fatto soffrire! - È la visione adunque? - Sì, la visione. - Ma come si trova a Raimangal? - Una condanna pesa sulla disgraziata fanciulla, Kammamuri
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camminava sulla terrazza con passo agitato, sfogando la sua collera con sorde imprecazioni. - Dunque? - chiese, appena scorse il sergente. - Siamo stati
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. - Vieni sulla terrazza. Tra poco vedrai Negapatnan e forse avremo bisogno del tuo coraggio. - Per che farne? - chiese Tremal-Naik con inquietudine
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aperte molte feritoie per lasciar passare le carabine. Il tetto era coperto da foglie di latania e sulla cima v'era una rozza statua della dea Kâlì
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occhi verdi della tigre. - Posso fidarmi, - mormorò. - Non temere, Ada, che noi ti salveremo. Soffocò un sospiro e tirò innanzi, camminando curvo e sulla
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gettato gli occhi sulla Vergine, che veglia la pagoda della dea. - Orrore! - esclamarono gl'indiani. - Sì, figli miei, un uomo audace osò guardare in
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secondo corridoio camminando sulla punta dei piedi. L'uomo che lo precedeva s'arrestò; lo udì girare una chiave in una toppa, lo vide aprire una porta e
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silenzio, non sapendo se erano soli e se qualche sentinella si trovasse vicina. In breve trovarono un'ampia apertura, una specie di porta, sulla cui
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veniva dal di fuori, né persona umana scorgevasi sulla fosca linea dell'orizzonte. Il prigioniero afferrò una delle sbarre e la scosse furiosamente
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, lanciando uno sguardo ardente sulla jungla. - Lasciamo il colosso in pace, rispose Kammamuri. - Ritornerà, - s'affrettò a dire Manciadi, - e rovinerà la
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due carabine di ricambio ed alcune picche. In pochi minuti raggiunsero il recinto sulla cui soglia barriva fragorosamente Bhagavadi, circondato da una
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disposizione. - Tremal-Naik se lo passò in un dito della mano destra. - Hai altro da dirmi? - gli chiese. - Che noi vegliamo sulla tua Ada. - Eppoi? - Che