I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
. Kammamuri stava per ripigliare i remi, quando la volta di verzura, che copriva quel cimitero galleggiante, s'aprì per dar passaggio a uno stormo di
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§Tremal-Naik a quel grido s'era alzato sulle ginocchia, in preda ad una viva inquietudine. Al colpo di fucile aveva fatto seguito un'altra
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di vendere caramente la vita, se veniva scoperto, e attese coll'immobilità d'una statua di granito. Un sospiro profondo salì fino a lui; quel sospiro
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spuntano timidamente fra quel caos di vegetali. Di giorno, un silenzio gigantesco, funebre, che incute terrore ai più audaci, regna sovrano: di notte invece
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. Era divenuto assai cupo e il suo sguardo era diventato umido. Si capiva che un atroce dolore, in quel momento aveva accasciato il suo forte animo
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mezzo della quale contorcevasi un oggetto lungo lungo, sparso di macchie. Quel corpo emetteva dei sibili acuti, particolari ai serpenti, allorché sono
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dinanzi ad un tavolo, all'ombra di una colonna, v'era un uomo che non riuscì bene a distinguere. Sospettò che fosse il capitano Macpherson; a quel
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regalo di nozze! ... Possente Siva! ... Quale tremenda trama! ... - Ed eri proprio risoluto a uccidermi? - Sì, capitano, poiché solo con quel delitto
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capitano, con sua grande sorpresa, non iscorse su quel corpo alcuna ferita, né per terra macchie di sangue. Ben sapendo che le tigri talvolta si fingono
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? - chiese Aghur. Un gemito fu la risposta che ottenne. Non vi era da esitare, quel naufrago si trovava agli estremi e poteva da un momento all'altro
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una grande tigre, la quale fece udire quel sordo miagolìo che è famigliare a simili belve. - Darma! - chiamò l'indiano. La tigre s'abbassò
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l'imbarcazione verso quel grab che scende il fiume; forse viene da Calcutta e potrà darci qualche notizia sulla spedizione. - Attento, Tremal-Naik! - gridò
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sfuriate che minacciavano di riaprire la non ancora cicatrizzata ferita e si chiedevano chi mai poteva essere colei che portava quel nome che egli
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tese gli orecchi rattenendo il respiro. Quel misterioso niff! niff! si ripeté e molto vicino. - Questa non è la tigre! - mormorò Kammamuri. - Quale
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, ripeteva di quando in quando: - Salva! Salva! ... Io divento pazzo! ... E nel suo eccitamento ritrovava sempre maggiori forze; quel fardello gli sembrava
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. - Son gli uomini che l'han condannata, che le fanno adorare quel mostro di bronzo! Lei feroce! ... Lei! ... povera fanciulla! ... - Perdono, padrone
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dormito come uno che ha la coscienza tranquilla. Quel diavolo d'uomo è di ferro. - Ma si piegherà. Va' a prenderlo; comincieremo subito l'interrogatorio
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quell'uomo, ti giuro che la tua dea perderà la sua vergine. - Getta quel pugnale! - Suyodhana, giura sulla tua dea che Tremal-Naik uscirà vivo di qui. - È
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della maestra. Tremal-Naik, bruscamente strappato dalle sue meditazioni da quel grido, si slanciò a prua, mentre i marinai s'arrampicavano sulle sartie
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dell'acqua.. Forse sul nostro capo scorre un fiume. - E quel disco che appare e scompare? - Forse è una lente di vetro o di quarzo. Il chiarore proviene dai
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, Kammamuri, come pure saprò chi sia quella donna che veglia nella pagoda della loro terribile dea. Hai udito tu, ciò che disse quel vecchio? - Sì, padrone
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palla deve averlo colpito; forse i pesci stanno banchettando colle sue carni. - Quel mostro adunque, aveva tramato un piano infernale? - Sì, padrone
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camera comune, la quale in quel momento era deserta. - Ebbene? - chiese brevemente Hider. - Nessuno ha sospettato di nulla. - Hai contato le botti
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presterà man forte. Affrettati. Kougli Forse qualche altro si sarebbe spaventato nel leggere quella lettera, ma non così Tremal-Naik. In quel momento
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non rispose. - Vedi quel fuoco? Se tu non sciogli la lingua, ricomincio le torture - Parlare? - ruggì Manciadi. - Mi hai ... rovinato ... non potrò
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quando in quando poi, un lampo livido, abbagliante, rompeva le tenebre, mostrando quel caos di vegetali contorti ed atterrati, seguito poco dopo da un
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? Perché tutto quel baccano? - Io ho ubbidito alle tue istruzioni, - disse lo strangolatore. - Vedendo due sipai avanzarsi nel corridoio, ho sparato e