I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
corridoio gemettero più forte di prima. - Hanno paura, - disse Tremal-Naik. - Non tenteranno nulla contro di noi. - Ma ci terranno prigionieri, - rispose
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! ... Armate i fucili! ... - No, lasciate che io vi preceda. Li sorprenderemo più facilmente. - Va', noi ti seguiremo a breve distanza. Tremal-Naik si mise in
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diedero la caccia! Ma siamo noi i suoi compagni. Il bengalese si raddrizzò, guardandoli con ispavento. - Voi! ... Voi! ... - ripeté. - Sono perduto
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. - È probabile, - rispose Tremal-Naik, che ascoltava attentamente. - Se ritornassimo? Questa notte non fa per noi. - Tremal-Naik non ritorna mai
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le unghie non gli lascio intero un pezzettino grande come una rupia. Ingannare così noi, cacciatori di serpenti! Sai, padrone, che l'hai scampata per
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riva. - Kammamuri, - disse Tremal-Naik, - noi possiamo metterci in marcia. Gli indiani, a mio parere, devono essere tutti dinanzi a noi e nel mezzo
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gli esseri misteriosi che assassinarono Hurti, vengano qui? - chiese Kammamuri. - Sono certissimo. Vedrai, maharatto, che prima di domani, noi sapremo
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pericolo che corre Ada. Credi tu, maharatto, che noi arriveremo a salvarla? - Lo credo, padrone, - rispose Kammamuri, spingendo il canotto in mezzo alla
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astuto di quello che tu credi, - rispose l'indiano Saranguy. - Sai se ha parlato Negapatnan? - Non lo so. - Se quell'uomo parla, noi siamo perduti
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batte come volesse spezzarsi. - È l'emozione, padrone. - Credi tu che noi giungeremo alla pagoda? - E perché no? - Temo di smarrirmi in questi corridoi
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stermineremo tutti, tutti! - Che? ... - esclamò Kammamuri, con ispavento. Noi ritornare in quell'isola? ... Padrone, cosa dici? - Hai paura tu? - No, ma
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! - esclamò Tremal-Naik con accento selvaggio. - Sian tutti maledetti! - Ascoltami, Saranguy. Ormai noi sappiamo che i thugs hanno la loro sede a Raimangal, ma
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occhi verdi della tigre. - Posso fidarmi, - mormorò. - Non temere, Ada, che noi ti salveremo. Soffocò un sospiro e tirò innanzi, camminando curvo e sulla
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seduto dinanzi al prigioniero, il quale non istaccava i suoi occhi dai miei. Passarono tre ore, senza che noi facessimo un movimento. D'improvviso sentii
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. - Ma perché sono qui? - Sai chi è il capitano Macpherson? - Non lo so ancora. - È il nemico più spietato che abbiano i thugs. - Comprendo. - Noi
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. - Che nessuno lo tocchi, - disse Hider. - Ed ora andiamo a vedere se il capitano ha bevuto il narcotico. - E noi?- chiesero gli affiliati. - Non vi
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nera. Quest'uomo è sbarcato la notte scorsa sui nostri domini e dopo d'aver alzato la mano su di noi, d'aver commesso un orrendo delitto, scomparve, ma
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parlare, - balbettò ella, - quando tra noi v'è un abisso? Perché sei venuto qui, sciagurato, a ridestare nel mio cuore una speranza vana? Non sai tu
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. - Tu rimarrai e noi andremo alla caccia, - incalzò Aghur. - Con un vicino così pericoloso, non si può vivere tranquilli. - Se avete coraggio bastante
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spedizione prenda il largo. Se giungiamo tardi, perdete Raimangal. - Lascia fare a noi, - rispose colui che pareva fosse il capo di quei thugs. - Arriveremo
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gli ufficiali non sanno nulla? - Assolutamente nulla. - Quindi uccidendo il capitano si spegnerà con lui il segreto. - Senza dubbio, ma noi temiamo che