I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
vorrei che giungesse a Raimangal. - Nel qual caso, cosa faresti? ... - L'assalirei a colpi di sperone. - Sei uomo risoluto, Tremal-Naik - disse il
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distintamente il dialogo. Vedendo i due indiani alzare le carabine, si gettarono prontamente nel fondo del canotto. - Non rispondere, padrone, - disse
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§Non aveva ancor terminato di parlare, che nel sottostante corridoio rimbombavano due colpi d'arma da fuoco, seguiti, subito dopo, dall'urlo di un
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, attraversò quatto quatto il ponte, urtando forte col gomito un indiano che stava chiudendo il boccaporto di maestra. - Affrettati, - gli disse, nel
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§Era venuta la sera. Il capitano Macpherson durante la giornata non si era fatto vedere e nessun incidente era accaduto nel bengalow. Saranguy, dopo
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, ripeteva di quando in quando: - Salva! Salva! ... Io divento pazzo! ... E nel suo eccitamento ritrovava sempre maggiori forze; quel fardello gli sembrava
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§All'oriente cominciava ad albeggiare, quando il capitano Macpherson e Bhârata discesero nel cortile del bengalow. Erano armati tutti e due con
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straziano il cuore e mi fan barriera onde non la salvi dai loro artigli, li esterminerò tutti, Kammamuri, tutti! Ho qui nel petto ancor le traccie del
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annegarsi. I due indiani balzarono nel canotto e si diressero rapidamente verso di lui. Ben presto s'avvidero che l'oggetto nero che andava alla riva era il
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. Cercò di riordinare le idee, ma nel suo cervello regnava una confusione che non riusciva a diradare. Si rammentava vagamente di Negapatnan, della fuga
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diede il comando di prendere il largo nel più profondo silenzio. Il capitano era rimasto a bordo, appoggiato al parapetto di prua, in preda a mille
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oscurissimo ed entrò in una terza stanza. Era vastissima. Un lume brillava nel fondo spandendo un debole chiarore sopra una dozzina di lettucci, sui quali
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, salutando militarmente. - Conducete il mur-punky nel piccolo seno, - disse il capitano agli indiani. - E tu Bhârata, vieni con me. Il mur-punky prese
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le mani ai muri, cominciarono ad avanzare l'un dietro l'altro, tastando coi piedi il terreno, per non cadere in qualche apertura, e nel più profondo
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di serpenti, per la prima volta in sua vita, si sentì commosso. Ebbe per un istante l'idea di lasciarsi cadere nel vuoto. ma un po' di diffidenza lo
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gonga, rozzo e pesante battello, scavato nel tronco di un albero. - Partiamo, disse. Saltarono nel battello e presero il largo, remando lentamente ed
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, copriva i loro fianchi e sui loro petti scorgevansi dei tatuaggi strani che volevano essere lettere del sanscrito e proprio nel mezzo vedevasi un
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introvabili, era a pochi passi. I due indiani vi si precipitarono nel mezzo, correndo disperatamente per cinque o sei minuti, poi si lasciarono cadere sotto
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perspicace. Vieni, mio bravo Saranguy. Entrarono nel bengalow e salirono sulla terrazza. Il capitano Macpherson vi era di già, fumando una sigaretta, sdraiato
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azzannargli un orecchio. Quasi nel medesimo istante si udì la voce di Aghur. - Tieni fermo, Kammamuri! - gridava il bravo giovanotto. - Ci sono! ... Il
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io amo? Sono io adunque maledetto dai numi? Chinò il capo sul petto e qualche cosa di umido rotolò giù per le abbronzate guancie. Kammamuri, nel vedere
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§La villa del capitano Harry Macpherson, sorgeva sulla riva sinistra dell'Hugly, dinanzi ad un piccolo seno nel quale galleggiavano parecchi gonga e
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passi dalle tre bocche del Mangal, fangoso fiume che staccasi dal Gange e che scaricasi nel golfo del Bengala. Quel chiarore, che spiccava vivamente
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detonazione, poi una terza ed infine una quarta. Nel bengalow s'alzò un gran gridìo che fece fremere il cacciatore di serpenti. - Guarda verso la jungla
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spiavano, si mise a correre verso il luogo dal quale sembrava essere partita la detonazione. Un quarto d'ora dopo giungeva ad una specie di radura, nel
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della carabina, temendo forse che una mano misteriosa le avesse levate; esaminò persino la lama del suo fedele pugnale, tinto più di cento volte nel
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migliaia e che s'incrociano in tutti i versi. Nel momento però che la baleniera si staccava dalla riva, poche barche solcavano la corrente e quasi
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avvicinò il volto a quello di lui. - Mi riconosci? - gli chiese, frenando a gran pena l'ira che bollivagli nel petto. - Mi riconosci? - Se non m'inganno
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questa terra indorata dal sole e profumata dall'olezzo di mille fiori, per scendere nella tomba, nell'oscurità, nel mistero? - Sei pazzo? - domandò Aghur