I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
, parla, - disse Tremal-Naik che già indovinava tutto. - È morto, padrone, - balbettò Kammamuri. Tremal-Naik si portò le mani alla testa con gesto
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essere a mezzo miglio da qui, nella direzione presa dal mio padrone. Che assassinino qualcuno? La paura di cadere nelle mani degli indiani era forte, ma
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veglia ... Giusto Visnù, sarebbe mai ... S'arrestò e portò ambo le mani al cuore che batteva con veemenza straordinaria. Egli provava allora un'emozione
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quell'uomo hai mancato ai tuoi doveri. Buon per te che quell'uomo non ardì alzare le sue mani su di te. - Tu menti! tu menti! - ripeté la giovanetta, smarrita
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delirio, durante il quale gli usci più volte dalle labbra straziate il nome di Ada, la sventurata giovane che aveva lasciato senza difesa, nelle mani
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acque nel mentre che la fregata rallentava la sua corsa. In cinque minuti fu presso la yole. Il naufrago afferrò le mani che un marinaio gli tendeva e
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! come ero felice a quei tempi ... Ada, mia povera Ada! ... Uno scoppio di pianto soffocò la sua voce. Si nascose il capo fra le mani e per qualche minuto
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calcoli, doveva sorgere quasi nel mezzo della spelonca. - Questo dev'essere il pozzo, - mormorò. Si alzò facendo scorrere le mani sul muricciuolo e sentì
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aggrottava, si offuscava; il suo ampio petto sollevavasi impetuosamente, scomponendo il dootèe che l'avvolgeva; le sue mani piccole come quelle d'una donna, si
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barcollare, senza dimostrare fatica e sedette fra le erbe, prendendosi la testa fra le mani e guardando fisso il sole che tramontava all'occidente
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le mani ai muri, cominciarono ad avanzare l'un dietro l'altro, tastando coi piedi il terreno, per non cadere in qualche apertura, e nel più profondo
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chiese l'indiano, con voce commossa. La tigre per tutta risposta aprì la bocca e lambì le mani ed il volto dell'indiano.. - Hai sfidato un gran pericolo
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che adoperano il laccio di seta. - E tu dici che sono qui? - chiese Tremal-Naik, affettando terrore. - Sì, e se cadi nelle loro mani ti strangoleranno
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allegramente le mani e ritornò a poppa, scendendo la scala in punta di piedi. Presso la cabina del comandante accostò l'orecchio alla porta ed udì un
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terribili degli uomini. Rappresentano la dea Kâlì. - T'inganni, Bhârata! T'inganni! - Tanto peggio. - Tremal-Naik si prese la fronte fra le mani
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, mordendosi le mani. - Tu sai qualche cosa. Oh! parlerai, sì parlerai, dovessi abbruciarti le gambe. - Abbruciami anche le braccia fino alle spalle
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sorprendevano talvolta colla faccia nascosta fra le mani e le gote umide, come se avesse pianto. Non parlava che rade volte, non confessava a chicchessia il
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cinquecento metri e volò via mandando grida di terrore. - Uszaka? - gridò il capitano, facendo una specie di portavoce colle mani. - Attenzione, capitano
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preso la testa fra le mani e pensava. - Ci sono, - disse all'improvviso. - Hai trovato un mezzo? - Credo di sì. - Parla. - Il capitano, di certo
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detonazione. Un indiano cacciò un urlo terribile, portò le mani al volto e rotolò fra le erbe. Tremal-Naik ripigliò la sfrenata corsa saltando a destra e a
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-Naik puntò rapidamente l'arma e lasciò partire il colpo. Il sipai cacciò un grido, batté l'aria colle mani e piombò in fondo al battello. - A chi tocca