I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
§Kammamuri, dopo l'avvenuta separazione, aveva preso la via che conduceva al fiume, cercando di seguire le traccie dell'indiano che lo precedeva
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. Cercò di riordinare le idee, ma nel suo cervello regnava una confusione che non riusciva a diradare. Si rammentava vagamente di Negapatnan, della fuga
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con in mezzo il misterioso emblema. Le braccia che aveva nude, erano coperte di cicatrici bianche e da bizzarri segni, che un indiano stesso si sarebbe
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mattoni e sormontata da un tetto piramidale. Una galleria sostenuta da colonne, chiamata varanga, e che terminava in un'ampia terrazza, le girava
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dentro. Tremal-Naik, con un furioso colpo di spalla schiantò le tavole. Lo strangolatore, tutto contuso e insanguinato, si precipitò fuori dalla prigione
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corse molto tempo che l'indiano diede segno d'essere ancora vivo. Il petto gli si sollevò impetuosamente dilatandosi, agitò le membra, si scosse e
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, fatto il colpo, s'era slanciato sotto le nere volte della prima galleria trovatasi a lui dinanzi, seguito da Kammamuri e dalla tigre. Non sapeva dove
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dinanzi al fuoco, colla testa china sul petto, la fronte aggrottata e le braccia incrociate. Kammamuri, agghiacciato dal terrore, meditava aggomitolato
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le mani ai muri, cominciarono ad avanzare l'un dietro l'altro, tastando coi piedi il terreno, per non cadere in qualche apertura, e nel più profondo
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, portando con loro le armi. Il segnale della partenza fu dato nel momento che il sole sorgeva dietro il bosco dei borassi, illuminando d'un sol colpo la
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gradinata. Si slanciò verso la pagoda, dopo d'aver disarmato la carabina e di aversela gettata dietro le spalle, stette qualche istante ad udire, e
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celeste, accavallandosi come le onde del mare. Frequenti colpi di vento si lanciavano attraverso le deserte Sunderbunds, curvando con mille gemiti le
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§Il Gange, questo famoso fiume celebrato dagli indiani antichi e moderni, le cui acque son reputate sacre da quei popoli, dopo d'aver solcato le
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rapita ... ma ... - digrignò i denti con rabbia e cacciò le unghie in terra. - Ada! ... Ad ... a! - ripeté. - Delira, - pensò il maharatto. - Sì, l'hanno
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le interminabili pianure del delta gangetico. Schiere di marabù volteggiavano sopra la corrente, posandosi sull'una o sull'altra riva, ai piedi dei
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§Erano trascorsi venti giorni. Tremal-Naik, mercé la sua robusta costituzione e le assidue cure dei suoi compagni, guariva rapidamente. La ferita si
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§L'Hugly, le cui acque sono reputate sacre dalle popolazioni dell'alta India le quali intraprendono di frequente dei lunghi pellegrinaggi, per
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§La Cornwall, sfuggita miracolosamente allo scoppio dei depositi di polvere, filava a tutto vapore verso le Sunderbunds. Tremal-Naik aveva ormai
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mio compagno. Del resto non ci troveranno. - Sono spiriti, padrone. - Sono uomini. Taci e guardati ben d'attorno. In lontananza si udivano le urla dei
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una lunga ora. La luna s'alzò sull'orizzonte, illuminando vagamente le foreste e il corso della grande fiumana la quale mormorava gaiamente
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da una nera fascia di vapori. Pochi affatto i lumi, la maggior parte immobili, accesi dentro le capanne di Kiddepur, o sulla prua di legni ancorati
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. Con uno sforzo disperato s'alzò in piedi e si mise a saltellare, per quanto gli permettevano le corde, verso la feritoia. Un calpestìo affrettato che
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, - mormorò Aghur, diventato pensieroso. - E cosa fanno quegli uomini? Perché ammazzano le persone che sbarcano sulla loro isola? - L'ignoro, Aghur
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, - rispose Tremal-Naik, ricomponendo gli alterati lineamenti. - Di notte! E solo! - E perché no? - Ma le tigri? - Non mi fanno paura. - Ed i serpenti
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massima pressione. - Non basta. Bisogna raggiungere la Cornwall. - Carica le valvole a cinque atmosfere, - disse Hider. - Corriamo il pericolo di
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le unghie non gli lascio intero un pezzettino grande come una rupia. Ingannare così noi, cacciatori di serpenti! Sai, padrone, che l'hai scampata per
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barcollare, senza dimostrare fatica e sedette fra le erbe, prendendosi la testa fra le mani e guardando fisso il sole che tramontava all'occidente
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il tronco delle nostre più grandi e più grosse quercie e dagli innumerevoli rami, tesi orizzontalmente, scendono delle finissime radici aeree, le quali
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andava sfumando e udì il tintinnìo degli speroni. Riprese la rivoltella e le si mise dietro, risoluto a raggiungerla. Salì una gradinata e guadagnò un