I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
: - Aiuto! Sfondano la porta! - Tremal-Naik scese precipitosamente la scala e scaricò l'un dopo l'altro due colpi di rivoltella. I tre indiani che si
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§I banian, chiamati altresì al moral o fichi delle pagode, sono gli alberi più strani e più giganteschi che si possa immaginare. Hanno l'altezza ed
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i miei uomini? - Chissà, forse quello di spaventarci e di tenerci lontani. - Dove supponi che abbiano le loro capanne? - L'ignoro, ma oserei dire che
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rizzava ancora fra i canneti sormontata da una dozzina di giganteschi arghilah immobili sulle loro lunghe gambe giallastre, e la tigre, la fedele
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§Agli orologi della città inglese suonava la mezzanotte, quando la Devonshire, che sin dal mattino aveva acceso i suoi fuochi, abbandonava a tutto
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profonda oscurità e fra i corridoi dell'mmenso sotterraneo. Né Tremal-Naik, né il maharatto conoscevano la via, né sapevano in quale luogo fosse
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farà grazia della vita. - Non lo posso: ucciderebbero la donna che io amo. - Chi? - I thugs. - Quale storia narri tu? Parla. - È impossibile
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leghe, essendo formato dalla riunione dei fiumi Cossimbazar e Djellinghey, i due rami più occidentali del Gange; ma la massa delle acque è
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. I due indiani e la tigre in pochi minuti guadagnarono la riva del Mangal, le cui acque, ingrossate da qualche acquazzone, scorrevano con maggiore
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prendono posto i cacciatori, solidamente assicurata con corde e catene. - Siamo pronti? chiese il capitano Macpherson. - Non manca che di partire
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dell'America. Però, i due cacciatori di serpenti possedevano dei mezzi potenti per far sciogliere la lingua anche ad un muto. Disteso il prigioniero in mezzo
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avviso al formidabile Suyodhana del colpo mancato e del tradimento. I marinai ed i soldati di fanteria marina erano sotto le armi, per essere pronti
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tigre, lo si vedeva, esitava ad assalire, tenuta in rispetto dalla canna lucente della pistola, conoscendone indubbiamente i mortali effetti. Si
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indietreggiare, malgrado il divieto, che di andare innanzi. Come ritornare alla capanna, sapendo che il padrone trovavasi nella jungla maledetta, dove i nemici
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. Sbarazzato il ponte dei cadaveri, medicati i feriti, che fortunatamente non erano molti, Tremal-Naik si portò sulla lunetta con Hider, mentre un gabbiere
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Negapatnan riuscirà a raggiungere Kougli. Si mise a dibattersi, fingendo di liberarsi dai legami e cacciando grida strozzate. Era tempo. Bhârata scendeva i
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§Kammamuri cominciava a diventare inquieto. Il sole calava rapidamente all'orizzonte ed i due cacciatori non erano ancora tornati, anzi nessun colpo
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qualche cosa. Una commozione dolorosa scompose i suoi lineamenti, ma fu rapida come un lampo. Tornò a guardare il punto nero. Era di già assai ingrandito
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oggi sono in gran parte scomparsi nelle grandi pianure del delta gangetico. Il capitano Macpherson entrò nella palazzina lasciando i sipai alla porta
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introvabili, era a pochi passi. I due indiani vi si precipitarono nel mezzo, correndo disperatamente per cinque o sei minuti, poi si lasciarono cadere sotto
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rapido cenno del padrone perché scomparisse fra i bambù. - Da dove vieni, mio bravo cacciatore? - ripigliò Bhârata, muovendogli incontro. - Dalla jungla
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dei mussenda. Il suo petto d'atleta si sollevava di quando in quanto, sotto i singhiozzi. - Mio padrone, oh, mio povero padrone! - esclamò Kammamuri
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Gange, ed il golfo del Bengala. Di qui una infinità d'isole, d'isolotti, di banchi, i quali, verso il mare, ricevono il nome di Sunderbunds. Nulla di più
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riflessi verdastri, Saranguy accostò due dita alle labbra e mandò un leggiero fischio. Tosto i due punti luminosi si slanciarono innanzi. Erano gli occhi di
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§I sotterranei di Raimangal, abitati dai settari di Kâlì, erano vasti quanto mai, forse assai più dei famosi sotterranei di Mavalipuran e di Ellora
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del tempio aggrappandosi alle gambe delle divinità, inerpicandosi sui loro corpi, posando i piedi sulle loro teste, afferrandosi alle proboscidi
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silenziosamente i gradini e raggiunse una stanzaccia oscura e deserta. Sostò un momento ascoltando con profondo raccoglimento, impugnò la rivoltella e
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era ormai richiusa e poteva alzarsi. Però, mentre riacquistava le forze, l'indiano diventava ognor più cupo ed inquieto. I suoi compagni lo
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cozzare coi mostri che ti hanno condannato. Uscirò di qui, ritroverò i miei prodi compagni ed allora ti rapirò, ti salverò. Essi son forti, tu hai detto