I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
ombre della notte, un uomo stava sdraiato ai piedi di un grande tamarindo. Poteva avere trentacinque o trentasei anni e portava la divisa di capitano dei
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Manciadi che riposava al di fuori, sotto una piccola tettoia di canne di bambù. Levò la spranga e spinse l'uscio ma con sua grande sorpresa questo non
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corrente. - Forse quegli uomini sperano che il miserabile abbia compiuto il delitto. - E se noi arrivassimo tardi? ... Grande Siva, qual terribile colpo
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una lunga ora. La luna s'alzò sull'orizzonte, illuminando vagamente le foreste e il corso della grande fiumana la quale mormorava gaiamente
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gettarvi le ceneri dei loro defunti o per bagnarvisi è uno dei più importanti fiumi della grande penisola asiatica. La sua lunghezza non supera le cinquanta
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. Bhagavadi affrettò il passo movendo intrepidamente verso una grande macchia di bambù tulda, in mezzo alla quale s'erano cacciati i botoli. A cento passi di
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. Abbandonò la grande palla e s'aggrappò alla sbarra guardando giù, ma non vide che tenebre; tese l'orecchio, ma il più profondo silenzio regnava sotto
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le unghie non gli lascio intero un pezzettino grande come una rupia. Ingannare così noi, cacciatori di serpenti! Sai, padrone, che l'hai scampata per
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raggiunsero.- La via è libera, - disse l'indiano. - E mia figlia? - chiese Corishant, con voce soffocata. - Ci attende nella grande caverna. - Avanti
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tuoni. - È segno che il supplizio non è cominciato. - Lo credo, padrone. Gl'indiani praticano l'onugonum con grande strepito. - Eppure il mio cuore
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più leggiero e precipitava la rapidissima corsa, pauroso di essere raggiunto dai suoi feroci nemici. Kammamuri gli teneva dietro con grande fatica
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riparata da una grande tenda. Bhârata non tardò a raggiungerlo trascinando a viva forza lo strangolatore Negapatnan. - Siedi e discorriamo, - disse il
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, figli liberi dell'India, la nostra dea domanda altri sacrifici. - Che il nostro grande capo comandi e noi tutti partiremo. - Lo so, che voi siete
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verrà fatto alcun male, - rispose Hider. Gli affiliati ad un suo cenno lo legarono e lo imbavagliarono, trascinandolo dietro un grande ammasso di carbone
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. - No, non è che svenuto, rispose Tremal-Naik. - Bisogna andar cauti, padrone. Se ci muore prima che abbia confessato, è una grande disgrazia. - Non
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. - Chi chiama? - chiese Tremal-Naik. - Grande Brahma! ... Manciadi! - esclamò il maharatto. Infatti il bengalese, con rapidità grandissima attraversava la
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rombare nella jungla nera, la conosceva troppo bene perché potesse ingannarsi. - Grande Siva! - mormorò coi denti stretti. - Il padrone si difende
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distanza, quantunque la luna brillasse in cielo, riflettendosi sulla grande palla di bronzo dorato e sul serpente dalla testa di donna. Il ramsinga non aveva
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rinoceronte far capolino fra le fronde. Si tenne per perduto. - Grande Siva! - esclamò, raccogliendo in furia la carabina. Il rinoceronte guardò il
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parola. In quell'istante, ad una grande distanza, verso le immense paludi del sud, echeggiarono alcune note acutissime. Il maharatto si alzò di scatto e
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disegnò la grande isola di Sangor, che segna il confine fra le acque del fiume e quelle del mare. - Il mare! - gridò il marinaio installato sulla crocetta