I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
fitte tenebre, già gli ultimi lumi delle barche e dei navigli più non si scorgevano, quando un uomo, che sino allora aveva tenuto la ruota del timone
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§Uscita dalla pagoda, Ada, ancora commossa, col volto ancor bagnato di lagrime, ma gli occhi sfavillanti di fierezza, era entrata in un piccolo
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pullulavano come i bambù? Gli sembrava una enormità, una cosa assolutamente impossibile, quasi un delitto. Non aveva ancor percorso mezzo miglio, quando
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s'aprì: c'era al di fuori qualche cosa che gli faceva intoppo.- Manciadi!- gridò il maharatto. Nessuno rispose alla chiamata.. Nella mente del maharatto
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corse molto tempo che l'indiano diede segno d'essere ancora vivo. Il petto gli si sollevò impetuosamente dilatandosi, agitò le membra, si scosse e
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grido, qualche fischio che pareva, che anzi doveva essere un segnale, poi tutto tacque. Trascorse mezz'ora. Tutto indicava che gli indiani, lanciati
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§Gli astri incominciavano ad impallidire, quando Tremal-Naik, quasi fuori di sé, ancora scombussolato dal colloquio avuto collo strangolatore
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soglia sostarono tendendo gli orecchi. - Odi nessun rumore? - chiese con un filo di voce Tremal-Naik al compagno. - Nessuno, padrone, all'infuori dei
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indietreggiare sollevando la terra coi suoi potenti artigli senza staccare gli occhi dal maharatto che sosteneva imperterrito quello sguardo. - Kamma
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sospetto senza sapere il perché, si sentì le membra tremare e una vaga inquietudine l'assalì. Gli parve d'aver ricevuto come una pugnalata al cuore. - È
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. Con uno sforzo disperato s'alzò in piedi e si mise a saltellare, per quanto gli permettevano le corde, verso la feritoia. Un calpestìo affrettato che
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§I banian, chiamati altresì al moral o fichi delle pagode, sono gli alberi più strani e più giganteschi che si possa immaginare. Hanno l'altezza ed
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col capitano che la comanda e gli uomini che la montano. - Ami sempre la vergine della pagoda, adunque? - L'amo e tanto, che se ella mi venisse a
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bastava frapporre fra sé e gli strangolatori il maggiore spazio possibile, prima che si riavessero dalla sorpresa e dal terrore cagionato
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assai sviluppata e due magnifici denti aguzzi, arcuati all'insù. Sul dorso gli era già stata accomodata l'hauda, specie di navicella nella quale
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sua fronte era solcata da precoci rughe. Gli occhi erano grandi, melanconici, ma che talvolta scintillavano d'ardire. Non fiatava, ma di tanto in tanto
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al primo segnale, mentre gli artiglieri si erano collocati dietro a sei pezzi di cannone, decisi a calare a picco la Devonshire piuttosto che
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, ma vi erano più di ottocento metri da percorrere, cioè il tempo sufficiente perché gli inseguitori lo scoprissero. Pensò alle ruine che contornavano lo
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sud al nord, dall'est all'ovest, non scorgete che immense piantagioni di bambù spinosi, stretti gli uni contro gli altri, le cui alte cime ondeggiano
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ogni cosa. Tremal-Naik lo guardò con ispavento. Si ricordava della limonata che il capitano gli aveva fatto bere. - Miserabili! - esclamò con
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avvicinandosi bruscamente ad Aghur, gli disse: - Hai udito mai il ramsinga? - Sì, padrone, rispose l'indiano, - ma una sola volta. - Quando? - La notte che
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riflessi verdastri, Saranguy accostò due dita alle labbra e mandò un leggiero fischio. Tosto i due punti luminosi si slanciarono innanzi. Erano gli occhi di
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negli ultimi aneliti. Dal petto gli usciva un rivo di sangue e formava, sul terreno, una pozza che lentamente allargavasi. - Nagor! - ripeté Tremal-Naik
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le unghie non gli lascio intero un pezzettino grande come una rupia. Ingannare così noi, cacciatori di serpenti! Sai, padrone, che l'hai scampata per
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ore dopo lo trovava nella jungla immerso in un lago di sangue: lo avevano pugnalato. - Ma chi? - Gli uomini che abitano l'isola e che forse vegliano
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di senapa, i cui fiori gialli spiccavano chiaramente sotto gli argentei raggi dell'astro notturno; oppure piantagioni di indaco, di zafferano, di
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. - Son gli uomini che l'han condannata, che le fanno adorare quel mostro di bronzo! Lei feroce! ... Lei! ... povera fanciulla! ... - Perdono, padrone
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capitano, indicando allo strangolatore un sedile di sottili bambù intrecciati. Negapatnan ubbidì facendo stridere le catene che gli imprigionavano i
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rabbia gli sfuggì. - Maledizione! ... Abbruciamo! Infatti i bambù, percossi dalla folgore, avevano preso fuoco e abbruciavano rapidamente. - Siamo perduti