I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
vita è vostra, - rispose l'indiano. - È necessario che tu faccia prigioniero l'equipaggio della cannoniera. - Lo farò. - Ma bisogna che nessuno fugga
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chiese egli d'un tratto. Una rapida contrazione sconvolse la sua faccia che aveva assunto un'aria tetra. - Nysa! Nysa! - gridò. Un indiano che stava
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tintinnare. - Chi è là? - ripete egli con voce stridula. - Se v'è qualcuno si faccia innanzi, che Tremal-Naik lo attende. Nuovo silenzio. Allora s'aggrappò
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sorprendevano talvolta colla faccia nascosta fra le mani e le gote umide, come se avesse pianto. Non parlava che rade volte, non confessava a chicchessia il
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. - Chi te lo dice? - Nessuno, ma lo sospetto. Nella jungla possono aggirarsi quegli uomini che assassinarono Hurti e pugnalarono te. La faccia di
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tettoia, uscì colla carabina sotto il braccio. - Capitano, - diss'egli, volgendo all'insù la faccia. - Hai visto nulla? - Sì, capitano. - Era uomo o bestia
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quell'uomo piangere, si sentì schiantare l'anima. - Padrone, - mormorò egli. Tremal-Naik non l'udì. Colla faccia stretta fra le mani, s'era seduto
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sparire, non sparire, non lo voglio, no! no! no! L'indiano emise un acutissimo grido e sulla sua faccia si dipinse una viva angoscia. A quel grido, dalla
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, Negapatnan, - bisbigliò Tremal-Naik. La faccia del thug divenne terribile. Gli occhi mandavano sinistri bagliori. Le labbra lasciavano a nudo i denti
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ma coi muscoli assai pronunciati, indizio sicuro d'una forza non comune. Aveva la faccia qua e là contusa e la gialla tunica, strettamente chiusa al
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stuoia stavasene un indiano alto come il truce Suyodhana, spalmato di fresco d'olio di cocco, col misterioso tatuaggio sul petto. La sua faccia era
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Aghur. L'infelice era disteso sul dorso, colle gambe e le braccia raggrinzate, probabilmente per lo spasimo, la faccia spaventosamente scomposta e gli
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un rauco gemito e rimase immobile colla faccia orribilmente sconvolta per lo spasimo e la bocca contorta. - È morto? - chiese Kammamuri spaventato
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lo strangolatore Negapatnan. Era questi un indiano alto quasi sei piedi, magro ed agile. La sua faccia era truce, barbuta, cuprea ed i suoi occhi
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si sedette presso la porta. La sua faccia era diventata allora assai cupa e gli occhi brillavano d'una strana fiamma. Tre o quattro volte s'alzò come
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occhi chiusi, la faccia orribilmente alterata e in mezzo al petto, confitto sino al manico, un pugnale. Le vesti erano tutte lorde del sangue che usciva
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paura. La sua faccia era orribilmente stravolta, irrigata da grosse goccie di sudore e gli occhi fiammeggianti come le lame di due pugnali. Abbassò
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di serpenti della jungla nera colla faccia stravolta ed il coltello in pugno. Sfondare con irresistibile slancio le file degli atterriti indiani
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Siva! ... Ada! ... Oh mia Ada! ... La giovanetta come la tigre e Kammamuri aveva gli occhi sbarrati, la spuma alle labbra e la faccia spaventosamente
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di mani e di braccia mozzate le stringeva i fianchi. La faccia di quell'orribile donna era tatuata, le sue orecchie erano adorne di anelli; la lingua