I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
gigantesco albero. Doveva essere la mezzanotte o poco meno, quando a Tremal-Naik, che tendeva per bene gli orecchi, sembrò di udire un rumore strano
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essere a mezzo miglio da qui, nella direzione presa dal mio padrone. Che assassinino qualcuno? La paura di cadere nelle mani degli indiani era forte, ma
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Kammamuri si dessero alla fuga, senza essere scorti. La jungla coperta di fitti cespugli spinosi e di bambù giganteschi, che promettevano rifugi
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minuti nascosti fra i canneti, aspettando che un lampo rischiarasse la riva opposta, poi, certi di non essere spiati, s'affrettarono a scendere la riva ed
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hanno addormentato con dei fiori che sprigionano un potente narcotico. - Così deve essere. - Ma lo riprenderemo quel Negapatnan. Ho messo sulle sue
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contatto di quelle fredde pietre provava delle sensazioni sconosciute, inesplicabili. Potevano essere le due del mattino, quando, dopo d'avere eseguito venti
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uomo! - Zitto! Tremal-Naik alzò la carabina prendendo di mira quella massa nera che aveva l'apparenza d'un essere umano sdraiato, ma l'abbassò senza
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corse molto tempo che l'indiano diede segno d'essere ancora vivo. Il petto gli si sollevò impetuosamente dilatandosi, agitò le membra, si scosse e
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sfuriate che minacciavano di riaprire la non ancora cicatrizzata ferita e si chiedevano chi mai poteva essere colei che portava quel nome che egli
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coperto, e non so il perché. - Per nascondere il misterioso tatuaggio. - Adesso comprendo: deve essere così; ma perché tanto accanimento contro di te
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cangiamento; mi parve di essere diventato un altro uomo; e che qui, nel cuore, si sviluppasse una terribile fiamma! Si direbbe che quell'apparizione mi ha
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dall'improvvisa comparsa della tigre, e che organizzassero la caccia all'uomo. Aveva gettato una parte delle sue munizioni per essere più leggiero e correva colla
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il cuore che mi sanguina. - Sarò breve. I thugs avevano pronunciato la vostra sentenza di morte; tu dovevi essere strangolato, la vergine della pagoda
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fino alla feritoia senza essere stata scoperta dalle sentinelle. Al collo portava un grosso involto che Tremal-Naik, con gran pena, riuscì a far
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! - esclamò Bhârata, impallidendo. - E chi fu a tatuarla? - Non lo seppi mai. - Un thug era adunque penetrato nel forte? - Così deve essere. - Hanno
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avviso al formidabile Suyodhana del colpo mancato e del tradimento. I marinai ed i soldati di fanteria marina erano sotto le armi, per essere pronti
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Bhârata, - disse Macpherson. - Avete scorto qualche cosa, capitano? - chiese il sergente. - No, ma la tigre può essere tornata sui propri passi ed
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quando un soffio d'aria carico di pestifere esalazioni, passava sulle canne e le curvava con dolce mormorio. Le tre dovevano essere trascorse, quando una
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del capitano Macpherson. - Che ci abbiano scoperti? - Deve essere così. I furbi hanno sospettato qualche cosa e tengono d'occhio le barche che
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pensieri. Si volse indietro, credendo di essere stato seguito dalla tigre, ma l'intelligente animale si era arrestato sull'orlo della jungla. Bastò un
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buona dose di veleno. Si diresse verso poppa e senza essere veduto discese sotto coperta, arrestandosi dinanzi la cabina del comandante. L'uscio era
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rammento. - Eppure non posso averlo udito dire che da te o dal tuo compagno. - Così deve essere. Kammamuri ed Aghur rientrarono nella capanna. Tremal-Naik
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riflettersi sulla palla dorata e scorgevasi una parte della fune vegetale che sosteneva la lampada, ma nessuno essere umano v'era appeso. - È strano, - disse
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nelle tue mani. - Corriamo pericolo di essere uditi? - Tutti sono sul ponte, - disse Palavan. - Dov'è il capitano Macpherson? - Nella cabina; dorme ancora
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una galleria che s'abbassava dolcemente. - Vedi nulla? - chiese a Kammamuri. - Nulla; mi pare di essere diventato cieco. Sarà questa, la via che