I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
Gange, ed il golfo del Bengala. Di qui una infinità d'isole, d'isolotti, di banchi, i quali, verso il mare, ricevono il nome di Sunderbunds. Nulla di più
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, - rispose Tremal-Naik, ricomponendo gli alterati lineamenti. - Di notte! E solo! - E perché no? - Ma le tigri? - Non mi fanno paura. - Ed i serpenti
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§I banian, chiamati altresì al moral o fichi delle pagode, sono gli alberi più strani e più giganteschi che si possa immaginare. Hanno l'altezza ed
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orecchi, il cuore battere ognor più precipitosamente ed ardere. Vi erano dei momenti in cui gli sembrava di udire in lontananza delle voci, delle grida
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§Kammamuri cominciava a diventare inquieto. Il sole calava rapidamente all'orizzonte ed i due cacciatori non erano ancora tornati, anzi nessun colpo
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un'occhiata profonda nella deserta jungla sulla quale ondeggiava allora una densa nebbia, carica d'esalazioni velenose, girò su se stesso ed
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narrato ogni cosa, ed il capitano Corishant voleva piombare addosso alla cannoniera d'Hider, prima che l'equipaggio potesse accorgersi dell'attacco e dare
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quando in quando poi, un lampo livido, abbagliante, rompeva le tenebre, mostrando quel caos di vegetali contorti ed atterrati, seguito poco dopo da un
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testa, ed il suo sguardo percorreva rapidamente la circostante campagna. Si sarebbe detto che egli cercava qualche cosa, o che aspettava qualcuno. Passò
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ed il pugnale nella sinistra, passare come una freccia dinanzi alla macchia e scomparire nel folto della jungla. - L'hai veduto, Kammamuri? - chiese
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ed aveva preso l'aspetto di una barca, la quale scendeva in fretta, sotto la spinta di una mezza dozzina di remi. A bordo si vedevano sette od otto
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socchiuso, l'aprì e si trovò in uno stanzino di otto piedi quadrati, tappezzato in rosso ed ammobiliato elegantemente. S'accostò ad un tavolino, sul
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carabine di lunga portata e di grosso calibro, di pistole e di coltellacci colla lama larghissima ed a doppio taglio. Un sipai li seguiva, portando altre
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. Kammamuri e Aghur si affrettarono a sbarcare e portarono il padrone nella capanna, adagiandolo su di una comoda amaca. La tigre ed il cane si arrestarono al
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coperto da una piccola barba nera ed arruffata. Portava, avvolto attorno al corpo, un ricco dootèe, specie di mantello di seta gialla, trapunto in oro
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forte. - Ed io sarò più forte di lui. Qui, nel cuore, sta scolpito un nome; quello di Ada! ... Questo nome mi fa bollire il sangue: questo nome
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alla capanna, accesero a poca distanza dai suoi piedi un gran fuoco, ed attesero pazientemente che ritornasse in sé, per cominciare la prova. Non
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guenù, era capace di issarsi fino alla cupola aggrappandosi ai colonnati ed alle sculture che collegavansi in modo da formare un'erta e bizzarra
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oscurissimo ed entrò in una terza stanza. Era vastissima. Un lume brillava nel fondo spandendo un debole chiarore sopra una dozzina di lettucci, sui quali
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attorno riparata da fitte stuoie di coccottiero. A destra ed a sinistra si estendevano bassi fabbricati e tettoie, destinate per le cucine, per le
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era ormai richiusa e poteva alzarsi. Però, mentre riacquistava le forze, l'indiano diventava ognor più cupo ed inquieto. I suoi compagni lo
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miracolo? - Lo so, Kammamuri. Ed Aghur? ... Cosa è successo di Aghur? Il maharatto ammutolì, lasciandosi cadere lungo il corpo le braccia. - Kammamuri
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arenarsi sulle numerose isole ed isolotti o sulle rive dove cadevano sotto il dente delle tigri e dei sciacalli, sempre pronti a prendere parte a quei
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servirgli a qualche cosa. Animo, Kammamuri, coraggio ed occhi aperti. Fece una piroetta sui talloni e si diresse nuovamente verso l'ovest, non ponendo più
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detonazione, poi una terza ed infine una quarta. Nel bengalow s'alzò un gran gridìo che fece fremere il cacciatore di serpenti. - Guarda verso la jungla
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, Kammamuri. - Lascia fare a me, padrone. Tu pensa alla tua Ada, ed impedisci che qualcuno entri nella spelonca. Si mise a cercare, andando un po' a dritta e un
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ne mandai uno a ruzzolare per terra, l'altro fuggì nello stanzone ed io lo inseguii, ma caddi e quando mi rialzai trovai le porte chiuse. Senza di te
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cacciatore di serpenti ed il suo maharatto. Sta' cheto e tutto andrà bene. Ad un tratto la tigre scattò in piedi, drizzò gli orecchi come cercasse di
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, conficcandosi le unghie nella pelle. I suoi occhi erravano smarriti, il suo volto era pallidissimo, quasi cinereo, ed il petto gli si sollevava impetuosamente