I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
strani, e le sue labbra s'atteggiarono ad un riso, anzi ad un sogghigno che incuteva spavento. - Salve alla vergine della pagoda - diss'egli
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. - Aghur, tu rimarrai qui, - diss'egli, uscendo. Se fra due giorni non saremo ritornati, verrai a raggiungerci a Raimangal colla tigre o con Punthy
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è duro. - Ed i sipai? - diss'egli. - Appena salteremo, ci spareranno addosso. - Faremo prima scaricare le loro armi. - In qual modo? - Lo vedrai
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, cupo, meditabondo. - Pazienza, - diss'egli coi denti stretti. - Quell'uomo tutto mi confesserà, dovessi strappargli ogni parola a colpi di ferro
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ferita alcuna.. Kammamuri gli accostò una mano sul petto e sentì che il cuore ancora batteva. - È svenuto, - diss'egli. Strappò una penna ad un punya
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capanna, sulla cui soglia si arrestò. - Guarda, Kammamuri - diss'egli con tristezza. Questa capanna altre volte sì gaia, sì ridente, mi sembra che abbia
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stessa limonata che il capitano Macpherson aveva fatto bere a Tremal-Naik. - Trangugia questa bevanda, - diss'egli al sergente, dopo di avergli tolto
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. Raggiunse il muro e lo seguì fino a che trovossi nell'antro. La tigre fece udire il suo sordo brontolio. - Taci, Darma, - diss'egli. Le si avvicinò
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imperlarono la sua fronte. - Vieni, Darma, - diss'egli. Guardò alla sfuggita il bengalow, percorse tre o quattrocento passi strisciando, seguito dalla tigre
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che ella sparse il profumo, - diss'egli.- L'odore che mi sale alle nari me lo dice. Domani saprò dove mi trovo e con chi avrò da fare. Fece sei o sette
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separarono prendendo due vie differenti. Appena il rumore cessò, Tremal-Naik che tutto aveva udito, balzò in piedi - Kammamuri, - diss'egli con viva
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tratto cambiò idea. - Vieni, Kammamuri, - diss'egli. - Prima d'incominciare la pugna, sarà meglio vedere con chi dobbiamo lottare. Egli trascinò il
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sfiorò le labbra del cacciatore di serpenti. - Soffro, Kammamuri, - diss'egli con rabbia. - Oh! ma soffro molto. - Lo so, padrone. - Come lo sai tu? - Da
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e non ne rimaneva che una, quando Tremal- Naik avvertì uno scalpiccìo che veniva dalla scala. - Fermati! - diss'egli rapidamente. Qualcuno scende
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, - mormorò dipoi. - Hai la veste insanguinata. Lasciami vedere - Non è nulla, - diss'egli, mettendosi le mani sul petto, come se avesse paura di
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, - diss'egli. - Lo conoscerò, Manciadi, te lo prometto e forse prima di domani a sera. - Devo crederti? - Devi credermi; Tremal-Naik è un uomo di parola. - Ah
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gli rotolò silenziosamente dalle abbronzate gote. - Correva l'anno 1853, - diss'egli con voce che invano sforzavasi di rendere ferma. - Mia moglie era
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accanto ad essa vegliava un thug, con una carabina in mano. - Avanti, - diss'egli. - Cosa succede nei sotterranei? - chiese Tremal-Naik. - Nulla
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, in modo da farlo sembrare un ammasso di canne in balìa della corrente. - Fa oscuro, - diss'egli nascondendovisi sotto con Tremal-Naik e Darma
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ad abbaiare furiosamente e qualche guaito lamentevole. Bhârata si sentì correre un brivido per le ossa. - I cani l'hanno scoperta, diss'egli. - E
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posto. - Calma, piccina, calma, - diss'egli. - Lasciate che chiamino. Non sono spiriti, ma uomini che si divertono a spaventarmi. Se ritorno alla capanna
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scoraggiamento. - Nulla, sergente, diss'egli. - Abbiamo perduto le traccie. - Sali da noi; bisogna saper tutto. Tremal-Naik, che nulla sospettava, non si fece
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pronto a servirsene, masticò le erbe, malgrado la loro insopportabile amarezza e le applicò sulla piaga. - Là, così va bene, - diss'egli stropicciandosi
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liberarlo dalle erbe che lo coprivano. - Silenzio, - diss'egli, ponendogli un dito sulle labbra. - Se ci ode, siamo irremissibilmente perduti. Ma Tremal-Naik
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capitano, - diss'egli con voce triste. - Tu, Bindur, scenderai nella Santa Barbara e accenderai un bel fuoco. - Ed io? - chiese Palavan. - Voglio fare
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-Naik provò una stretta al cuore e s'aggrappò alla colonna, come se temesse di non sapersi frenare. - Mezzanotte! - diss'egli, con voce soffocata. - Calma