I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
leghe, essendo formato dalla riunione dei fiumi Cossimbazar e Djellinghey, i due rami più occidentali del Gange; ma la massa delle acque è
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contorta, stritolata, inondata di sangue. Aveva la bocca smisuratamente aperta e lorda d'una spuma sanguinosa, gli occhi fuori delle orbite, punte di ossa
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due bracci, formando un delta gigantesco, intricato, meraviglioso e forse unico. La imponente massa delle acque si divide e suddivide in una
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orecchi, il cuore battere ognor più precipitosamente ed ardere. Vi erano dei momenti in cui gli sembrava di udire in lontananza delle voci, delle grida
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d'angosciosa aspettativa, poi s'udirono delle grida, dei fragori, quindi tutto tornò silenzio. - Scorgete nulla? - chiese il capitano con voce rotta
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, Kammamuri. Questa notte non ci arresteranno tutti gl'indiani delle Sunderbunds. Da' mano ai remi ed arranca con quanta forza hai; forse arriveremo prima
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§I banian, chiamati altresì al moral o fichi delle pagode, sono gli alberi più strani e più giganteschi che si possa immaginare. Hanno l'altezza ed
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ed il pugnale in mano entrò, inginocchiandosi dinanzi a Suyodhana. - Figlio delle sacre acque del Gange, eccomi, diss'egli. - Karna, - disse Suyodhana
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capanna.. - È vero, - disse Aghur. - Se lo inseguissimo? - E perché no? Abbiamo delle buone carabine. - Io sono pronto ad aiutarvi, - rispose Manciadi
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strozzata. - Li fucileremo tutti. - Anche se fra essi vi fossero delle donne? - Esse prima di tutti. - Perché? ... Quale colpa hanno? - Sono più
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. Sono un cacciatore di tigri delle Sunderbunds. - Ma perché ti trovi qui? - La jungla nera non ha più tigri. Sono salito al nord a cercarne delle altre
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, dominando il fragore delle tambure che mordevano furiosamente le acque e il formidabile russare della macchina. Sul ponte, mozzi e marinai, si affaccendavano
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§Il più era fatto. Non restava ora che a far parlare il prigioniero, cosa non tanto facile essendo gl'indiani più cocciuti delle pelli-rosse
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grandi e sulla massa ossea delle nari un corno aguzzo e molto lungo. Kammamuri riconobbe subito con che razza di nemico aveva a che fare, e si sentì il
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, ed i rinoceronti? - Li disprezzo. - Sai, giovinotto, che hai del coraggio? - Lo credo. - Hai incontrato qualcuno? - Delle tigri, ma non hanno ardito
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non lasciarli avvicinare. - Lo so, ma vegliamo attentamente. Ci sono nell'aria delle nubi che minacciano tempesta. - Lascia fare a me, Kammamuri. Tu
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di aver errato a capriccio qua e là, nei dintorni delle tettoie e delle palizzate, porgendo attento orecchio ai discorsi dei sipai s'era sdraiato
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, d'una forma particolare e con delle strane incisioni sulla lama. Aprì la carta e vi scorse disegnato un serpente colla testa di donna I'emblema
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dall'improvvisa comparsa della tigre, e che organizzassero la caccia all'uomo. Aveva gettato una parte delle sue munizioni per essere più leggiero e correva colla
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. - Che alludesse a una delle nostre? - È probabile, - disse il sergente. Il capitano divenne più cupo. - Ho uno strano presentimento, Bhârata, - mormorò
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del tempio aggrappandosi alle gambe delle divinità, inerpicandosi sui loro corpi, posando i piedi sulle loro teste, afferrandosi alle proboscidi
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delle sacre acque del Gange vuole la sua testa. - Ma il sergente non parla. - Parlerà, lo vedrai. - Or che ci penso, questi uomini m'hanno fatto
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soffocata. - Un inviato di Suyodhana, il figlio delle sacre acque del Gange - rispose Tremal-Naik, sottovoce. - Parla, comanda, la nostra vita è
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mormorìo delle acque giallastre che radevano i rami arcuati dei paletuvieri e le foglie del loto e dal fruscio dei bambù scossi da un soffio di aria calda
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delle notti serene seguiva il suo corso, illuminando fantasticamente la corrente dell'Hugly, la quale svolgevasi come un immenso nastro d'argento, fra
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. - Sprona! - gridò Nagor. Un gran lampo ruppe le tenebre seguìto da parecchie detonazioni, alle quali risposero quelle secche delle rivoltelle. Il
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delle gigantesche piante. - Qualcuno s'avvicina, - mormorò egli. - Non muoverti, Kammamuri. Il fruscio cresceva e s'avvicinava, ma assai lentamente