I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
§L'Hugly, le cui acque sono reputate sacre dalle popolazioni dell'alta India le quali intraprendono di frequente dei lunghi pellegrinaggi, per
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§Era una magnifica notte d'agosto, una vera notte tropicale. L'aria era tiepida, dolce, elastica, imbalsamata dal soave profumo dei gelsomini, degli
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cento tronchi dei banian, i rami dei palmizi tara, dei latania, dei pipal e dei giacchieri, e fra le nubi scrosciava incessantemente la folgore che
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mezza dozzina di mahuts, o conduttori d'elefanti. Bhagavadi era uno dei più grandi e più belli coomareah che fosse dato d'incontrare sulle rive del
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? - Sono poi uomini? - Non credo che siano le anime dei morti. - Allora saranno pirati, - disse Aghur. - E quale interesse possono avere, per assassinare
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mezzo alla jungla? - Ve ne sono, Saranguy, e più d'uno. - Non ti credo. - Hai udito parlare dei thugs'? - Gli uomini che strangolano? - Sì, di quelli
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§La Cornwall, sfuggita miracolosamente allo scoppio dei depositi di polvere, filava a tutto vapore verso le Sunderbunds. Tremal-Naik aveva ormai
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dei thugs, - disse l'indiano con orgoglio. - Fui io a sfondare la finestra ed a rapire tua figlia. - Ma non tremi tu, a narrare simili cose al padre
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ai soffi del vento, appestato dalle esalazioni insopportabili di migliaia e migliaia di corpi umani che imputridiscono nelle avvelenate acque dei
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degli elefanti e alle corna dei buoi del dio Siva. Cosa strana, incomprensibile, misteriosa: man mano che saliva sentivasi il cuore battere
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soglia sostarono tendendo gli orecchi. - Odi nessun rumore? - chiese con un filo di voce Tremal-Naik al compagno. - Nessuno, padrone, all'infuori dei
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hanno addormentato con dei fiori che sprigionano un potente narcotico. - Così deve essere. - Ma lo riprenderemo quel Negapatnan. Ho messo sulle sue
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dell'America. Però, i due cacciatori di serpenti possedevano dei mezzi potenti per far sciogliere la lingua anche ad un muto. Disteso il prigioniero in mezzo
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mio compagno. Del resto non ci troveranno. - Sono spiriti, padrone. - Sono uomini. Taci e guardati ben d'attorno. In lontananza si udivano le urla dei
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diretto la canna sulla tigre, ma non ardiva tirare, temendo in primo luogo di non ucciderla sul colpo e collo sparo di attirare l'attenzione dei nemici. La
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di aver errato a capriccio qua e là, nei dintorni delle tettoie e delle palizzate, porgendo attento orecchio ai discorsi dei sipai s'era sdraiato
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§I sotterranei di Raimangal, abitati dai settari di Kâlì, erano vasti quanto mai, forse assai più dei famosi sotterranei di Mavalipuran e di Ellora
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. Quei mostri la tengono in loro mano, non so il come, né il perché. Io l'ho veduta nella pagoda a versare dei profumi ai piedi d'un mostro di bronzo
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la notte, era uno dei più giganteschi, fornito di più di seicento colonne, sostenenti smisurati rami carichi di piccoli frutti vermigli e con un
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secondo corridoio camminando sulla punta dei piedi. L'uomo che lo precedeva s'arrestò; lo udì girare una chiave in una toppa, lo vide aprire una porta e
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vedendo che altri sipai accorrevano in aiuto dei loro compagni. L'intelligente fiera esitò, come comprendesse il pericolo che correva il suo padrone, poi
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buoni denti. Con una scossa allentò una corda che gl'impediva di curvare la testa poi, pazientemente, non badando al dolore, avvicinò uno dei polsi
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rotto il capo senza pur decifrarli. Nello scorgere Ada, quest'uomo si era fermato di botto fissando su di lei uno sguardo che aveva dei bagliori
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§Erano trascorsi venti giorni. Tremal-Naik, mercé la sua robusta costituzione e le assidue cure dei suoi compagni, guariva rapidamente. La ferita si
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sulla riva del fiume e contemplava con occhio umido la jungla, sulla quale scorreva un lieve soffio di vento, imbalsamato dal profumo dei gelsomini e
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mezzo della quale contorcevasi un oggetto lungo lungo, sparso di macchie. Quel corpo emetteva dei sibili acuti, particolari ai serpenti, allorché sono
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. Sbarazzato il ponte dei cadaveri, medicati i feriti, che fortunatamente non erano molti, Tremal-Naik si portò sulla lunetta con Hider, mentre un gabbiere
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fitte tenebre, già gli ultimi lumi delle barche e dei navigli più non si scorgevano, quando un uomo, che sino allora aveva tenuto la ruota del timone
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povero indiano e campo la vita cacciando. Un capitano dei sipai mi promise cento rupie per una pelle di tigre, e qui venni sperando di soddisfarlo