I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
acclimatizzato. Alle quattro, la cannoniera passava dinanzi a Diamond-Harbour, porticino situato presso la foce dell'Hugly, e dove i piroscafi ricevono gli
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. - Cosa hai fatto?- chiese Tremal-Naik. - Fuggi, fuggi! - gridò Nagor. - Abbiamo i sipai alle calcagna. I due indiani risalirono la scala e corsero a
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sotto la riva. Solamente verso il nord si scorgeva uno strano bagliore, una specie d'alba biancastra, dovuta alle migliaia e migliaia di fiamme che
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riflessi verdastri, Saranguy accostò due dita alle labbra e mandò un leggiero fischio. Tosto i due punti luminosi si slanciarono innanzi. Erano gli occhi di
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formidabile scroscio che si ripercuoteva fino alle rive del golfo del Bengala. Non pioveva, ma le cateratte del cielo non dovevano tardare ad aprirsi
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dell'hauda, con una carabina in mano, spiava attentamente i gruppi di piante e le alte erbe, in mezzo alle quali poteva celarsi la tigre. Un quarto
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, ma vi erano più di ottocento metri da percorrere, cioè il tempo sufficiente perché gli inseguitori lo scoprissero. Pensò alle ruine che contornavano lo
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galleria seguito da Kammamuri e dalla tigre. Pareva una belva, anziché un uomo. Aveva gli occhi iniettati di sangue, la spuma alle labbra e brandiva nella
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, tigre, farla morire! ... No, no, non parlerò. Uccidetemi, tormentatemi consegnatemi alle autorità inglesi, fate di me quello che volete, non parlerò
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le tigri e sibilare i serpenti, di erbe lunghe e taglienti, confuse, amalgamate, strette le une alle altre in modo da impedire il passo. In
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sesamo, di scialappa o immense distese di bambù smisurati, in mezzo alle quali andavano e venivano bande di bufali selvaggi, animali veramente formidabili
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alle erbe, rimanendo immobile come il cadavere che aveva vicino. Se non era stato ancora veduto, poteva sfuggire allo sguardo di colui o di coloro
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avremo un solo uomo alle spalle. - Diffidiamo, padrone. Quegli uomini mi fanno paura. - Non temere, che son qui io. Zitto e sta' bene attento. Un
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§Ad oriente cominciava ad albeggiare, quando il canotto giunse alle sponde della jungla nera. Nulla di nuovo pareva che fosse accaduto. La capanna si
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? Fai bene ad avvertirmi. Fece più volte il giro della capanna guardando attentamente in mezzo alle erbe, ma non scorse nulla di nuovo. Rientrò traendosi
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, mordendosi le mani. - Tu sai qualche cosa. Oh! parlerai, sì parlerai, dovessi abbruciarti le gambe. - Abbruciami anche le braccia fino alle spalle
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poco restringendosi ed ingombrandosi di isole e di isolette fangose, in mezzo alle quali slanciavasi la cannoniera sfondando masse compatte di putridi
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. Colle mani fece una specie di conca che riempì di acqua e l'accostò alle labbra della giovanetta, dicendole: - Bevi, Ada, ve n'è per tutti. Le porse
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impossibile, capitano! - L'ho vista coi miei propri occhi. - Ma se le abbiamo tutte distrutte! - Pare che una sia sfuggita alle nostre carabine. - L'avete
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notte ti offriremo una nuova vittima! Accostò alle labbra uno zuffolo d'oro e cavò un acuto fischio. Un indiano, col laccio stretto attorno ai fianchi
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stralunati e la schiuma alle labbra e tendendo il pugno chiuso verso il maharatto gridò: - Sei tu che vuoi strangolarmi? Kammamuri, dammi le pistole che lo
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più da aggiungere alle altre cadute sotto il nostro pugnale, ma la dea non è ancora soddisfatta. - Lo sappiamo, - risposero in coro gl'indiani. - Sì
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... Sarà bello vederli scappare coll'acqua alle calcagna ... ah! ... ah! ... ah! ... - E andrai anche tu a vederli? - chiese Tremal-Naik, che non
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ruggito. Kammamuri fremette dalla testa alle piante. - Ah! padrone! - esclamò. - Anche il cane e la tigre segnalano una sventura. - Darma! Punthy
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sulla riva aggrappandosi alle radici del tamarindo le quali uscivano, come serpenti, da terra. Al nord era apparso un punto nero che andava
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che trovavasi lì vicino, vi diede fuoco e l'accostò alle nari dello svenuto. Tosto un sospiro sollevò il petto, poi le braccia e le gambe si mossero e
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vittima alle spalle. La sua risoluzione fu prontamente presa. Si mise a strisciare fra le erbe come un serpente, allungandosi quanto poteva onde non