I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA
guinzaglio, si slanciarono animosamente in mezzo ai bambù, dietro le traccie della tigre, abbaiando con furore. Bhagavadi, dopo di aver fiutato colla
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sei entrata nella pagoda. - È vero. Tu mi inviasti dei profumi e li versai ai piedi della tua divinità. - Dici la nostra. - Sì, la nostra, - disse la
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ai soffi del vento, appestato dalle esalazioni insopportabili di migliaia e migliaia di corpi umani che imputridiscono nelle avvelenate acque dei
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le interminabili pianure del delta gangetico. Schiere di marabù volteggiavano sopra la corrente, posandosi sull'una o sull'altra riva, ai piedi dei
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ai suoi orecchi. - Da' il segnale, Huka! - Siamo perduti, padrone! - gridò Kammamuri. - Non muoverti, - disse Tremal-Naik. - Afferra la tigre. Si
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maharatto ad un duecento passi dal tronco del banian e si nascosero dietro a tre o quattro colonne riunite che permettevano ai due indiani di vedere senza
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incrociate sul petto e la fronte abbuiata. - Ed ora, - diss'egli rialzando con fierezza il capo, quando il maharatto scomparve ai suoi occhi, - sfidiamo
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le mani ai muri, cominciarono ad avanzare l'un dietro l'altro, tastando coi piedi il terreno, per non cadere in qualche apertura, e nel più profondo
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tenebre e segnava la rotta ai timonieri, per evitare i numerosi bassifondi. Tremal-Naik, al suo fianco, aguzzava i suoi sguardi d'aquila per cercare di
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ferro e le ruote turbinavano con furia tale che la membratura scricchiolava da prua a poppa e che l'acqua rimbalzava, schiumeggiando, fino ai bordi
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di aver errato a capriccio qua e là, nei dintorni delle tettoie e delle palizzate, porgendo attento orecchio ai discorsi dei sipai s'era sdraiato
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abbaiare, ma senza alcun frutto. Più volte si spinse, assieme alla tigre, fino ai primi bambù e porse l'orecchio ai rumori del largo; più volte fe
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arrestarsi pel prossimo arrivo della marea, la quale sale con tanta furia da causare, non di rado, a Calcutta, un accrescimento di livello superiore ai cinque
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. - Non ti capisco. - Io ho giurato ai thugs di uccidere il capitano Macpherson. Tremal-Naik guardò Bhârata per vedere quale impressione fa su di lui
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dirigersi a poppa. Caricò la pipa e discese nella camera della macchina. I tre affiliati erano al loro posto, dinanzi ai forni, discorrendo a voce
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. Allorché le tenebre stesero il loro nero velo sulla silenziosa jungla, Aghur montò pel primo la guardia, al di fuori della capanna, armato fino ai denti
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giunse ai suoi orecchi, seguita dall'abbaiar lugubre di Punthy. - Cos'è? - si chiese Tremal-Naik, sorpreso. Guardò verso la capanna e scorse Kammamuri
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di non essere né veduto, né udito, si mise a correre rapidamente e si arrestò ai piedi di un palmizio, sul cui tronco vedevasi rozzamente inciso
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istante l'idea di ritornare sui propri passi per cercare un'altra galleria, ma il timore di trovarsi improvvisamente dinanzi ai settari, lo trattenne
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guenù, era capace di issarsi fino alla cupola aggrappandosi ai colonnati ed alle sculture che collegavansi in modo da formare un'erta e bizzarra
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recò parecchie volte nella jungla, armato sino ai denti, sperando di scorgere qualcuno, forse lo stesso Manciadi, ma non vide anima viva, né udì alcun
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qualche vendetta? - Forse, - disse Tremal-Naik con aria tetra. - Ora silenzio e aspettiamo le tenebre. Lasciò il prigioniero ed andò a sedersi ai piedi
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. - Hai ragione. Il capitano si rimise a guardare verso la jungla. Bhârata volse i suoi sguardi verso il fiume, tendendo gli orecchi ai rumori del largo
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mezzo della quale contorcevasi un oggetto lungo lungo, sparso di macchie. Quel corpo emetteva dei sibili acuti, particolari ai serpenti, allorché sono