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mascella destra dell'animale e penetrò nel cervello. - Morto! - gridò Rokoff, vedendolo cadere. - Fulminato - rispose Fedoro, lieto del suo colpo. Il povero
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queste spiegazioni che Fedoro gli aveva dato sui Buddha viventi, aveva perduto gran parte del suo appetito e non aveva più osato assalire i pasticci
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capitano, vedendola cadere sul fuso, era diventato pallido, però aveva subito riacquistato il suo sangue freddo. - Arrestate la macchina! - gridò. - Si
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altre volte in Cina? - Tutti gli anni ci torno. - E conoscevate Sing-Sing? - Da molto tempo ed ero suo amico. Quale scopo dovevo dunque avere io per
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grosso pericolo si era tirato addosso coi suoi asini pascolanti nelle praterie del nirvana di Buddha e i suoi episodi della guerra russo-turca. Suo primo
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mezzo agnello arrostito qualche ora prima. Il capitano, dal canto suo, aveva fatto portare dal macchinista alcune bottiglie di whisky e dei pasticci
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abituato a vedere in tavola né topi, né vermi, né cavallette, quantunque il suo stomaco fosse d'una robustezza eccezionale, si era sentito più volte
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vecchia principessa coi suoi montoni, i suoi cammelli, le sue gioie ed il suo monaco. Diventare lo sposo di quella vecchia centenaria! Ah, perbacco
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. Trovava certo strano che non parlassero il tibetano. Fortunatamente Fedoro non aveva perduto completamente il suo sangue freddo. Comprendendo che stava
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tratto il suo corso, prima di slanciarci attraverso il deserto. - E perché volete attraversarlo, mentre la nostra rotta per andare in Europa sarebbe
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, una cosa veramente splendida! Lo "Sparviero", il quale si avanzava con velocità moderata, certo per volere del suo comandante, filava sopra il
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, alla quale devono prendere parte tutti, dall'onnipossente imperatore al povero coolie affamato che consumerà il suo ultimo sapeke (piccole monete che
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calata la notte, eppur non devono essere che le tre o le quattro del pomeriggio - disse Rokoff, il quale aveva già fatto il suo primo giro intorno allo
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, che esponeva il suo largo e villoso petto alla fiamma. - È morto, - rispose il capitano guardando verso la riva opposta. - Peccato che non sia caduto
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Gran Lama, l'immortale ed il Dalai Lama, il suo pontefice; è là, che si conservano nei monasteri del Tengri- Nor, il lago sacro, le più antiche
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, quasi sulfurea, si abbassava rapidamente minacciando di avvolgere anche la macchina volante. Nel suo seno i lampi si seguivano quasi senz'interruzione
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- rispose il capitano. Vedendo passare sopra la propria testa una banda di fagiani argentati, il cosacco aveva prontamente scaricato i due colpi del suo
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desiderio irresistibile di chiudere gli occhi. Si fregò replicatamente il viso e cercò di alzarsi. Con suo profondo stupore non riuscì a lasciare la sedia
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aveva rinnovato le lastre fuse dal fulmine e il capitano e il suo misterioso e taciturno compagno avevano riparato i danni sofferti dai piani
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Quanto Rokoff e il suo amico Fedoro dormirono? Non lo seppero mai e non si curarono nemmeno di saperlo, perché una sorpresa ben più interessante li
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gli aeronauti. II maldestro bersagliere s'affrettava però a fuggire all'impazzata, per paura che il formidabile drago lo facesse a pezzi col suo
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un'abbondante capigliatura raccolta in trecce, si fece innanzi, barcollando sulle due scarpettine quasi microscopiche. Come suo padre, il povero lebbroso
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raccogliere, immaginandosi che qualche motivo imperioso richiedesse il suo appoggio. Sapendo Fedoro che le giunche da guerra portano cannoni e numerosi
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ingannati, affinché la giustizia potesse avere il suo corso senza sorprese inaspettate. Per maggior precauzione, quantunque camuffati da cinesi, quel
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dalle pupille giallastre, manifestavano un vivo terrore e il suo pelame era irto. - Un irbis! - aveva esclamato il capitano. - Un leopardo delle nevi
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, gridando con voce minacciosa: - Non toccatemi o vi spacco il cranio! Anche Fedoro aveva respinto violentemente il suo carceriere o carnefice che fosse
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padroni, i quali giacevano sulla neve senza moto. Il terzo invece era stramazzato come fosse stato fulminato, facendo fare al suo signore una superba
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occhi verso l'isolotto, dove vedeva apparire e agitarsi al disopra degli alberi, le immense ali del suo aerotreno. - Giungeranno troppo tardi - disse
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la cassa del suo padrone. - Noi lo strozzeremo, no, lo martirizzeremo in modo che muoia a poco a poco. Alcuni carcerieri erano entrati portando delle
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agli orecchi, cadeva, ma tosto i compagni accorrevano in suo soccorso, liberandolo prontamente. La battaglia durò un quarto d'ora e, come il capitano
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avversario, si era lasciato scivolare dalla rupe, ma doveva far i conti con due fucili. Anche Rokoff non aveva perduto il suo tempo dopo quel colpo
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nostro, ma cento volte più grande. Tremino allora i cattivi, gli empi. Tutti verranno distrutti dal fuoco del suo mostro e dannati per tutta l'eternità a
Accademia della crusca
