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? Questi europei cominciano a diventare troppo importuni. - Levateci di qui - disse Fedoro. - Noi non siamo dei cinesi per assistere alle vostre barbarie
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nostra innocenza. Lasciamoli fare per ora e prendiamo tempo. - Dunque? - chiese il magistrato, che aveva fatto avvicinare i suoi uomini. - Siamo pronti a
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assassinare! Per le steppe del Don! Non siamo ancora morti. Anche Fedoro, che una bella collera bianca aveva reso furioso, non stava inoperoso. Era già
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siamo innocenti. - Non so che cosa risponderti, mio povero amico. - Ciò che ci succede è spaventevole! No, non può essere che un sogno! - gridò Rokoff
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cacciato sotto gli alberi, impaziente di fare un massacro di volatili. - Non vedo alcuno. - Siamo sul territorio tartaro? - chiese Fedoro. - Sì
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penso poco io. - No, come figli di Buddha gli siamo superiori, quindi tocca a lui fare omaggio a noi. Il vecchio Lama guardò per alcuni istanti i due
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alzarsi verso l'estremità del lago e che mi sembra satura di elettricità. - Se prendessimo terra prima che scoppiasse? - chiese Fedoro. - Siamo in una
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quelli del Tibet. In quattro siamo discesi dal cielo con diverse missioni e quello che doveva qui venire, non è ancora giunto. - E perché vi siete spinti
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, essere un sorriso. - Siamo un po' selvaggi noi. - Dunque, Pechino non ti alletta? - Noi ci troviamo qui da tre ore, e non ho veduto finora altro che
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finisce qui e su questi territori non siamo sicuri né da parte degli uomini, né delle belve. - Dove ci fermeremo? - chiese Rokoff. - Sulle frontiere
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non siamo fanciulli, Fedoro! ... - E che importa? Forse che non siamo discesi dal cielo? Forse che gli abitanti di questo lago sacro non ci hanno
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cannone non la fracassa di nuovo. - E dove andiamo ora? - chiese Rokoff. - Siamo a poche miglia dal deserto e vi ho promesso di farvi assaggiare le
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bufera - disse il capitano con qualche inquietudine. - Non sarebbe stato meglio fermarci dove ci siamo accampati? - chiese Rokoff. - Il vento ci avrebbe
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crollò, la testa con un gesto di scoraggiamento. - L'alba non è ancora sorta - disse poi. - Ci siamo noi - disse Rokoff. - Vedremo chi avrà il coraggio
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cannocchiale. - Siamo sui confini dell'antico impero cinese; al di là vi è la Mongolia. - Andremo a vederlo? - chiese Fedoro. - Anzi, seguiremo per qualche
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? - Pare che non sia troppo coraggiosa - disse Rokoff. - Che si sia accorta che noi siamo uomini capaci di levarle la pelle? Non riesco a vederla. - Si terrà
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da rendere quasi impossibile il passaggio. Da quell'apertura si udivano dei muggiti prolungati, accompagnati da colpi di zoccolo. - Siamo vicini agli
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finito il banchetto? - Siamo appena alla metà. - Per le steppe del Don! - esclamò Rokoff, con spavento. - Hanno il coraggio di mangiare ancora? Non
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. - E noi siamo abbastanza vicini per fucilarli - disse il capitano che li aveva raggiunti, portando tre splendidi Remington. - Volete provare! Il
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, chi mi assicura che i tibetani, approfittando della nebbia, non ci abbiano preparato qualche agguato? Ormai sanno che noi ci siamo accorti del furto
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metteranno fuori combattimento. - Bada - disse Fedoro. - Sono robusti e coraggiosi. - Che ci siamo ingannati? - si chiese il capitano. - Non mi pare che
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trovavano ora imprigionati fra quelle pareti che non permettevano nessuna scalata. - Che cosa ne dite? - chiese Rokoff al capitano. - Che siamo caduti dalla
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d'un povero mandiki? - Siamo discesi appunto per questo - rispose il capitano. - Io ne acquisterò gran fama e riuscirò forse a realizzare il mio sogno
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creata per dormire" dicono i cinesi, e quando il sole tramonta tutti gli uccelli interrompono i loro voli e si cercano un rifugio. Noi, che siamo i figli
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funzionava. - Siamo pronti? - chiese il comandante. - Sì, signore - rispose il macchinista. Passarono sul fuso, le eliche orizzontali si misero in
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continente è stato invaso e fra altri cinquant'anni non vi saranno più terre disponibili. - In quanti siamo ora noi? - La popolazione del mondo conta oggidì
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invece la testa mi sembra che venga stretta da un cerchio di ferro. - Siamo a settemilacinquecento metri, signori miei - rispose il capitano dopo aver
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del suo ospite. - Se siamo nel deserto! - Costui deve essere il diavolo - pensava intanto Rokoff, guardandolo sospettosamente. - Il deserto! - disse
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che noi andiamo a uccidere l'Imperatore? - chiese Rokoff. - Siamo sopra la città inviolabile e hanno ragione di inquietarsi - rispose il capitano