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della mano. Eppure, credete che io mi tenga sicuro? No, perché sento che malgrado tante precauzioni, i bravi della hoè giungeranno egualmente fino a
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. Pareva che l'uomo o l'animale che fosse, cercasse d'aprirsi un passaggio. - Tu a destra e io a sinistra - sussurrò Rokoff. Stavano per separarsi, quando
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penso poco io. - No, come figli di Buddha gli siamo superiori, quindi tocca a lui fare omaggio a noi. Il vecchio Lama guardò per alcuni istanti i due
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ancora riusciti a civilizzarli, dopo tanti secoli di contatto. - Avrei preferito tornarmene all'isolotto - disse Rokoff. - Ed io no - disse il capitano
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. - E quale spaventevole supplizio subiscono quei miseri? Forse che stritolano lentamente le loro gambe? - Peggio ancora, Rokoff. Io ho udito parlare
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giorno di festa e la cena ci aspetta; a più tardi maggiori spiegazioni. Ditemi, però: avreste paura di dormire nella mia stanza? - Io! - esclamò il
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cani ronzare intorno al fuso? - Dei cani! - esclamò il capitano, stupito. - Io ho veduto degli animali fuggire. - Saranno stati dei lupi. - Si
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? - si chiese. S'alzò di scatto guardandosi le vesti e non vide alcuna macchia di sangue. Nemmeno Fedoro aveva la casacca lorda. - Che io sogni? - si
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risposto il russo. - Tutti questi particolari riguardanti i Dalai-Lama del Tibet e i Kutuska della Mongolia, che sono pure dei Buddha viventi, io li ho
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il cinese, improvviserei un discorso tale da farlo piangere, mentre ... - Zitto. Erano giunti sulla cima della gradinata. - Fa come faccio io - disse
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colossale - disse il russo, ridendo. - Io credo invece che sia uno scienziato. - Appartenente a quale nazione? Vorrei sapere perché non ce lo dice - disse
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vostri colpi; le tigri non hanno paura e si gettano coraggiosamente sui cacciatori. - Le ho già conosciute in India - disse Fedoro. - E io farò la loro
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- rispose il cinese. - Ah! Benissimo: farete almeno un po' di luce su questo misterioso delitto. - Io credo di averla già fatta - rispose il magistrato
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d'un povero mandiki? - Siamo discesi appunto per questo - rispose il capitano. - Io ne acquisterò gran fama e riuscirò forse a realizzare il mio sogno
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riattraversare il torrente. Datemi il vostro acciarino onde accenda un fuoco sull'altra riva per riscaldarmi e asciugarmi. - Rimanete qui; andrò io. - No
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orizzontali, non potremo più fuggire. - Capirete bene che io non ho alcuna voglia di diventare principe di Turfan e tanto meno il marito di quella vecchia scopa
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. - È pura realtà, amico mio. - E non tenteremo nulla? - Non possiamo far altro che rassegnarci. - Ah! no, vivaddio! Io spezzerò questa gabbia maledetta
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uno spettacolo, Fedoro? Io ne ho fin troppo, te l'assicuro. - Quando saremo a casa di Sing-Sing, non dirai più così. - Troveremo almeno da mangiare
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"Sparviero" per un mostro; io invece che credevo che ci prendessero per figli della luna o del sole o per lo meno di Buddha! - Lasciamoli fare - rispose
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. - Non li avete veduti rimontare a galla? - aveva subito domandato ai suoi compagni. - Io ne ho veduto uno - aveva risposto il macchinista. - Chi
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il capitano. - Il nostro "Sparviero" sarebbe rimasto schiacciato subito, non credendo io che i Crevaux ci fossero così vicini. - Ed è anche stata una
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schiacciati un bel numero con quella pesante cassa. Sono stati abbastanza puniti. - Avessi almeno accoppato quel monaco barbuto! Capitano, io ne ho
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io, o meglio di zamponi d'orso. - E come? Vi sono anche qui di quei plantigradi? - Appartenenti ad un'altra famiglia, pure egualmente squisiti, mio
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del villaggio, sono io. Che cosa volete? Da qual parte siete scesi in questa valle senza chiedermi il permesso e mettendo in pericolo i miei sudditi
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il tha-chia o fiore di perla. - Io ho udito vantare una qualità che non avete nominato - disse il capitano. - Il "tè polvere da cannone" è vero? - Sì
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. - Per molto tempo - proseguì il capitano - mi sono pur io ostinato coi palloni dirigibili. Ho fatto costruire fusi semplici e accoppiati, ho fatto
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capitano agli orecchi di Fedoro e di Rokoff. - I maschi hanno la carne troppo coriacea. - Io ho scelto la mia - disse il cosacco. - Ed io pure - aggiunse il
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? - Ah! Signore! - esclamò Rokoff. - Io spero invece che ci farete assaggiare ancora di quel liquore. - Sì, ma senza narcotici - rispose il capitano
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che io avrei appiccato con molto piacere - disse Rokoff. - Rallenta la corsa. - Sì, signore - rispose il macchinista. - Ed i mongoli? - chiese Rokoff
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? - E che, anche voi credete che il sole sia giallo come noi lo vediamo ora? - Io non l'ho mai veduto cambiare colore, capitano. - Nemmeno io, eppure non
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Europa o in India e manterrò la parola e questo deve bastarvi. Macchinista, puoi preparare la cena, mentre io prendo il timone. - Dove vuole
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. Io credo che nessuno abbia veduto lo "Sparviero" scendere in mezzo al fiume. E poi, almeno pel momento, non hanno barche. - Che sia stato il tartaro a