I FIGLI DELL'ARIA
Quella sconfitta inaspettata, doveva aver tolto ai tibetani la speranza di riprendersi una rivincita sugli uomini bianchi. La carica degli jacks
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Trentasei ore dopo lo "Sparviero", superato l'ultimo tratto dello Sciamo meridionale e attraversata l'imponente catena degli Aliyn-tag, entrava nel
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riconoscendo in noi degli stranieri non ci lasceranno andare liberi - disse Fedoro. - L'europeo non può spingersi oltre le frontiere della grande muraglia
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per la seconda volta aveva messe in così grave pericolo le vite degli aeronauti. La giornata era splendida, quantunque dalla vicina Siberia soffiasse
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rocce, sulle quali si vedevano inerpicarsi degli animali assai villosi, che rassomigliavano vagamente ai buoi. - Sapete che cosa sono? - chiese. - Dei
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pistoloni, di scimitarre dalla lama larghissima e di coltellacci somiglianti un po' agli jatagan degli afgani e montavano dei cavallucci magrissimi
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di Dorkia. - Come ci accoglierà? - Come figli di Buddha o santi per lo meno. Ti pare che non debbano prendere per tali degli uomini che volano fra le
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Lo "Sparviero" con un'ultima volata aveva raggiunto i primi picchi degli Tschong-kum-kul, precipitando subito in un immenso vallone fiancheggiata da
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Bogdo-Lama - rispose Fedoro. - Come ci accoglierà? Mi sento indosso un certo malessere che si direbbe paura. Se indovinasse in noi degli europei? - Taci
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pericolo di affondare. - Se hanno lasciato qui questa barca, vi devono essere degli abitanti sulle rive - disse il capitano. - Signori miei, mi rincresce
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rappresentante consolare inglese per la protezione degli europei. Anche oggidì di quando in quando fanno un'alzata di scudi e danno addosso ai coloni
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aumentato in causa della vicinanza degli immensi ghiacciai dell'Himalaya e soprattutto del gigantesco Dorkia, costringendo gli aeronauti a riprendere le
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di me. Si dice che i miei compatrioti hanno paura degli uomini bianchi e la vostra venuta può forse salvarmi la vita. - Che cosa dite, Sing-Sing
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, scrollando la gabbia e cacciando il bambù negli occhi dei più vicini. - Prendete! A te zucca fessa! Non avrai più bisogno degli occhiali! Ci volete
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era finita e la folla a poco a poco si era sbandata, non essendo i cinesi nottambuli al pari degli europei e degli americani. Rokoff continuava a
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. Intanto, panorami meravigliosi e sempre nuovi, si svolgevano dinanzi agli sguardi degli aereonauti. Ora erano smaglianti praterie dove pascolavano
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problema della navigazione aerea, che da tanti anni turbava la mente degli scienziati, e quale scioglimento! Una perfezione inaudita, assolutamente
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essersi tenute ad una considerevole distanza volando sempre sopra lo "Sparviero", avevano cominciato ad abbassarsi descrivendo degli ampi giri che sempre
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foresta si udirono dei canti monotoni. - To'! - esclamò il capitano, arrestandosi. - Vi sono degli abitanti qui? - Ecco una bella occasione per rinnovare la
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- disse Rokoff a Fedoro. - Sono tristi le steppe del Don e del Caspio, ma anche questo deserto non è allegro, in fede mia. Si vedessero almeno degli
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sorpreso, vedendo degli uomini montare un'aquila? - È probabile, capitano. - Quei tibetani ci hanno scorto e ci avranno preso per divinità o per qualche
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tibetani che guidava degli jacks domestici, carichi di mercanzie, si vedeva delinearsi sui sentieri che conducevano nell'interno della regione. Sul lago
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i loro occhi. Intorno a tutte quelle gabbie, degli aguzzini armati di bastoni e di ferri infuocati, bastonavano senza posa i disgraziati che vi
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giudice. - Vedremo se il tribunale oserà condannare degli europei senza l'intervento d'un membro dell'ambasciata russa. Ritenendo inutile ogni protesta e
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degli sterminati palazzi della corte imperiale; i mille ghirigori di porcellana del tempio dello spirito marino che racchiude le tre incarnazioni del
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molto allegra - disse Rokoff. - Se pensassimo invece ad asciugarci un po? - chiese Fedoro, che batteva i denti. - Vedo degli sterpi qui. - Mi pare che
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. - Siamo perduti! - esclamò Fedoro. - Non ancora - rispose Rokoff, furibondo. - Possiamo accopparne degli altri prima di cadere. Si abbassò rapidamente
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aveva capito niente. - Questo monaco è un mandiki, ossia uno dei più infimi della casta e si capisce che vorrebbe guadagnare uno degli ordini superiori
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rimbombare un gong, poi un secondo, quindi un terzo. - Presto! - gridò il capitano, precipitando la corsa. - Vengono! Degli uomini uscivano dalle tende
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divinità, due veri Buddha viventi. Pel reggente e pei monaci, non sono invece altro che degli uomini comuni, destinati presto o tardi a scomparire
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istante si udirono dei clamori selvaggi, poi degli spari. - Mille folgori! - esclamò Rokoff. - Che cosa succede ancora? - I mongoli! - gridò il capitano
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cani ronzare intorno al fuso? - Dei cani! - esclamò il capitano, stupito. - Io ho veduto degli animali fuggire. - Saranno stati dei lupi. - Si