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. - È potente questa società della "Campana d'argento"? - chiese Fedoro, assai preoccupato da quella confessione. - Ha migliaia e migliaia di membri
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. - Chi siete voi? - chiese Fedoro, che cominciava a diventare assai inquieto per la brutta piega che prendevano le cose. - Un magistrato della giustizia
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gruppo di piante dal fogliame molto folto e largo e i cui rami apparivano coperti da una materia bianca che sembrava farina. - Che cosa sono? - chiese
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facilmente. - Chi sono costoro? - chiese Rokoff, il quale aveva introdotta una nuova cartuccia nella carabina. - Dei briganti? - Nomadi mongoli - rispose il
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verso i cacciatori, cogli occhi strabuzzati dal terrore e i lineamenti sconvolti. - Cos'hai? - chiese il capitano, muovendogli rapidamente incontro
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fatto la vostra raccolta? - chiese Fedoro, ridendo. - Nemmeno una foglia - rispose il capitano, facendo un gesto desolato. - Ve lo avevo detto che era
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tronchi degli abeti e dei pini con mille precauzioni e fermandosi sovente per ascoltare. - Credi che noi troveremo qualche orso? - chiese ad un tratto
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trovavano ora imprigionati fra quelle pareti che non permettevano nessuna scalata. - Che cosa ne dite? - chiese Rokoff al capitano. - Che siamo caduti dalla
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rocce, sulle quali si vedevano inerpicarsi degli animali assai villosi, che rassomigliavano vagamente ai buoi. - Sapete che cosa sono? - chiese. - Dei
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? - Figli del sole e della luna. - Se vi piace crederci tali, noi non ci opporremo. - E quella bestia? - chiese il monaco, accennando, con un gesto di terrore
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cannocchiale. - Siamo sui confini dell'antico impero cinese; al di là vi è la Mongolia. - Andremo a vederlo? - chiese Fedoro. - Anzi, seguiremo per qualche
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cannone non la fracassa di nuovo. - E dove andiamo ora? - chiese Rokoff. - Siamo a poche miglia dal deserto e vi ho promesso di farvi assaggiare le
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Buddha? - chiese Fedoro. - Tale è la loro credenza - rispose il capitano. - Gl'indiani le gettano nel Gange ed i tibetani nel Tengri-Nor. - Sì, signor
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bufera - disse il capitano con qualche inquietudine. - Non sarebbe stato meglio fermarci dove ci siamo accampati? - chiese Rokoff. - Il vento ci avrebbe
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che contrastavano vivacemente con quelle agili e decise del compagno. - Ebbene, Fedoro, ci si arriva? - chiese ad un tratto l'uomo tozzo, sbuffando
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. - Se qualcuna cadesse qui e ci fracassasse lo "Sparviero"? - si chiese ad un tratto il cosacco. - Tutto è possibile in questo dannato paese. Stava per
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silenziosamente. - Che cosa ne dite di questo treno aereo? - chiese finalmente al russo ed al cosacco. - Meraviglioso! - Sorprendente! - Magnifico
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alzarsi verso l'estremità del lago e che mi sembra satura di elettricità. - Se prendessimo terra prima che scoppiasse? - chiese Fedoro. - Siamo in una
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quei disgraziati. - Che cosa stanno facendo quei mostri? - chiese Rokoff, additando gli aguzzini. - Cercano di prolungare l'agonia alle loro vittime
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spiaggia. - Su quella dove sorgeva quel monastero? - Sì, signore. - E Fedoro? - Mi è stato impossibile scoprirlo. - E tu? - chiese il capitano
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monastero? - chiese Rokoff, che si sentiva scombussolato da quel ricevimento che sorpassava tutte le sue previsioni. - È la Perla dei sapienti, il
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scomparso e stiamo rasentando il Nigkorta. - Non andremo a Lhassa? - chiese Fedoro. - No, ho fretta di attraversare la grande catena dell'Himalaya e di
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addosso qualche bomba? - chiese Rokoff. Il capitano non rispose. Guardava attentamente un bastione che si trovava al nord della città, difeso da una
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metteranno fuori combattimento. - Bada - disse Fedoro. - Sono robusti e coraggiosi. - Che ci siamo ingannati? - si chiese il capitano. - Non mi pare che
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bronzo, il cui suono si propagò lungamente nell'immenso corridoio, svegliandone l'eco. - Dove ci conducono? - chiese Rokoff a Fedoro. - Dal capo della
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. - V'interessate di quei banditi? - chiese il magistrato. - Non siamo abituati ad assistere a simili torture. - Manderò via i carnefici. - E fate dare da
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? - chiese Fedoro stupito da quel linguaggio incomprensibile. - La verità - rispose il cinese, mentre un'ombra passava sulla sua fronte. - Chi può minacciare
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è permesso saperlo? - chiese Fedoro. - Mi rincresce di non potervelo dire - rispose il capitano. - Non vi avrei addormentati. - È un segreto che noi
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Tipperah, che dividono il Bengala orientale dalla Birmania. - Perché cambiate rotta? - chiese Rokoff, sorpreso. - Vi è una città da evitare, che è
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? - si chiese. S'alzò di scatto guardandosi le vesti e non vide alcuna macchia di sangue. Nemmeno Fedoro aveva la casacca lorda. - Che io sogni? - si
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finisce qui e su questi territori non siamo sicuri né da parte degli uomini, né delle belve. - Dove ci fermeremo? - chiese Rokoff. - Sulle frontiere
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e di latticini, proibendo la vera religione di sacrificare alcun animale agli appetiti del ventre. - Che sia la cena di nozze? - si chiese Rokoff
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, comprendendo più l'atto che le parole, s'inchinarono profondamente e uscirono. - Hai veduto se vegliano su di noi? - chiese Fedoro. - Con quattro pugni li
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piani danneggiati. - È tutto pronto? - chiese il capitano. - Sì, signore - rispose il macchinista. - Allora innalziamoci! Salirono tutti sul fuso. In