I CORSARI DELLE BERMUDE
tornare indietro. - Lo so. - Che cosa decidete, capitano? Il Corsaro, invece di rispondere, dopo non pochi sforzi riuscì a togliersi dalla cintura una
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. - Nessun dubbio: devono aver approfittato dell'oscurità della notte per invadere l'isola, scortati dalla Tuonante. - Riusciranno a prenderlo d'assalto
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proprio nel mezzo. Urla di spavento s'alzarono. I cannonieri inglesi affondavano insieme ai loro pezzi, travolti dalla corrente che il veliero si
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§La squadra inglese, sorpresa dalla rapidità dell'attacco, non aveva avuto il tempo di radunarsi per accorrere in aiuto del forte Johnson, essendo
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di stupore. - E come? - disse. - Che cosa? - chiese il mastro. - Tu essere uscito dalla torre, patre? - Avevo portato con me una solida corda, e di
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contenuto. Cento uomini si gettano verso le murate, alle quali sono appoggiati numerosi archibugi dalla canna lunghissima e non poche carabine rigate
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avevo pensato. Il bretone si era slanciato fuori dalla stanza, e dopo pochi minuti, mentre sir William stava lavandosi, rientrava gridando: - Eccola
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, potendo ancora accedervi dalla parte della baia, se non dalla parte di terra. Testa di Pietra si orientò rapidamente, riaccese la sua pipa e si
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aspettavano, e traghettavano a Moreton's Point senza aver incontrata alcuna resistenza. Essendo quel punto assai battuto dalla flotta, gli americani, che
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attentamente il nemico, che navigava certamente di là dalla linea visiva dell'orizzonte. Al cadere del sole la brezza si era tramutata in un vento così
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strappò dalla fune, il Corsaro, deponendolo dinanzi alla miss. Due grida, a malapena soffocate, si udirono: - La mia Mary! - William! Poi il Corsaro e
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impiccarvi, il colonnello Moultrie ed Ashe daranno al forte un assalto formidabile, appoggiato dalla Tuonante. - Dalla mia corvetta! - esclamò il Corsaro
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? - chiese il bretone al boia. - Dalla pusterla del bastione n. 7 - Avete il lasciapassare? - Certo, e porta la firma del generale Howe. - Potremo scendere
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oceano ed agl'inglesi che russavano dentro la casamatta. Una semioscurità regnava là dentro rotta a malapena dalla luce morente d'una lanterna fumosa
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. - Dovevo andare a trovare mio fratello per portargli un paio di pagnotte - disse il bretone. - Me le sono levate dalla bocca per serbargliele. - Non si
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mortale. - Perbacco! - urlò ad un certo punto il marchese, passando la spada dalla mano destra alla sinistra e tergendosi il sudore, forse più freddo
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salotto. Mangiò alla lesta, poi si alzò e depose la sua sciabola d'abbordaggio, staccando dalla parete una superba lama, una vero Toledo, e la osservò
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finalmente dalla madre patria, che da due secoli ne suggeva il sangue migliore, senza dare compensi. Gli enormi balzelli che l'Inghilterra imponeva, sempre
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probabilmente dalla corvetta, era passata qualche metro distante, per scoppiare sul tetto d'una casetta. - Bestia che sono! - esclamò Testa di Pietra
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disse: - Doë. - Doë! - esclamò il carnefice, facendo un balzo dalla sedia. - Bretone, è vero? - Sì, di Burgot. - Per il borgo di Batz! Siamo quasi
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mio padre ed ignoravo che avesse avuto un figlio dalla sua prima moglie, la duchessa d'Argyle. Il marchese mi rimetteva la mia nomina di baronetto
Accademia della crusca
