Giacomo l'idealista
Per tutto il tempo che le campane accompagnarono col suono lento ed uguale il funerale della vittima, Giacomo non fece che ricamare i suoi pensieri
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suo risentimento bisbetico si azzuffava col presentimento pauroso di qualche nuova disgrazia. - Non ci manca che questa - cominciò a brontolare dentro
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della mozzetta, che egli sapeva portare con signorile eleganza. Quantunque non schivasse col rigore dei principî le occasioni per farsi dei meriti
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facevano segno la povera orfanella. Fecero portare nella sua stanza il telaio col bellissimo lembo ricamato a imitazione d'un arazzo, offerto dalle monache
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sulla loggetta. Molte brighe l'aspettavano dentro e fuori dell'uscio, ma non disperava di saper col tempo e colla pazienza dipanare la matassa. Col
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mai, col viso abbronzato, colla barba cosí lunga, che non osò piú dargli del tu. Non poté piú guardarlo senza arrossire, fuggiva davanti a lui per una
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contraddizioni. Se discendi sabato sera colla corsa delle sette alla stazione di Cernusco, sarò a prenderti colla grigia e col venerando Blitz, un vecchio cane in
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anche la carriera militare, se era necessario, per darsi tutto a una vita di raccoglimento e di studio. E finí col suggerire il nome delle buone zie
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mai dispiaciuta. Se non si è fatto avanti prima, è perché sapeva che i Lanzavecchia litigavano coi debiti e col fallimento; ma, quando si potesse
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. Buona come un angelo, finiva però col cedere anch'essa qualche volta, e lasciava che Enrichetta svolazzasse in giardino in qualche ora destinata ai
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cui vien chiedendo una non misera somma a mo' di minaccia o di ricatto. Comeché io possa ." - Signor conte - disse Fabrizio entrando col suo passo
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il resto a babbo morto, col tempo che fa, possono indorare le vecchie corone, che, senza lo splendore del metallo, nessuno le vuole piú nemmeno per
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lettere di poveri supplicanti bisognosi di qualche sussidio e di solito il conte le passava a Fabrizio, perche se l'intendesse col ragioniere Riboni e
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la miseria. La rovina era cominciata, secondo l'idea di Mauro, il giorno che, col pretesto di fare l'Italia, gli italiani avevano tirato in paese
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questa vostra Celestina! - disse il conte, che cominciava a gustare col naso il profumo del suo caffè - la mi piace con quel suo fare allegro e
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, vide al di là dei rami squallidi della glicina la figura vagolante di don Lorenzo, che vestito della sua zimarra rossa, col berrettino d'astracan in
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di settembre, col sole d'oro che si specchiava nelle lucide vetriate delle finestre e delle serre, coi viali umidi che mandavano il buon odore della
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calderotto ancor bollente sopra un tagliere di legno a un angolo della tavola, e, dando col mestolo l'ultima rimestata, sollevò un nuvolo di fumo, che
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mezzanotte soleva uscire dalla corte rustica il cosí detto cavallante della casa, soprannominato il Pasqua, col carro della roba che le signore e altri
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libretto della "Vita civile" del Palmieri; e passeggiando nelle sue pantofole, mentre risaliva col pensiero alla grandezza politica dell'aristocrazia romana
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l'uno non sa piú nulla dell'altro. Giacomo, nel tiepido silenzio di quel caldo pomeriggio di settembre, nel riandare col pensiero in modo saltuario e
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aspettava che la giovinetta rispondesse col suo riso vivo e molle, al sentir le mani umide e calde, al gemito singhiozzante che a lei sfuggiva di bocca, si
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sua parlantina. Costui, col pretesto di un impianto d'una sega a vapore, credo che a quest'ora abbia già mangiato a mio padre una ventina di mila
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svanisse l'allucinazione, e, seguendo sulla neve le tracce fresche d'una carrozza, arrivò col respiro corto, fremendo in un piccolo moto convulso, fino
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. Poco dopo l'uomo, che aveva fermato il cavallo in corte, mise in tavola una grossa polenta tonda, che oscurò col suo fumo la luce della lampada e alla
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farsi strada e a crepitare, trasse la Celestina a sedere sulla cassapanca, le tolse dalle spalle lo scialle impregnato d'acqua, le asciugò col fazzoletto
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gran picchio di cuore gli fece sentire il rombo della schioppettata e si rimirò disteso col petto squarciato attraverso la pietra del camino. Cedendo al